La delegazione UNCLA a Sanremo mette i puntini sulle “i”

Voglio ringraziare personalmente e a nome dell’Uncla, il nostro relatore Renato Pareti che col suo intervento ha sintetizzato in cinque minuti 30 anni di mutamenti della musica, costringendo i presenti ad applausi sinceri e a riflessioni sul disagio continuo sopportato dagli autori.
Silvano Guariso (responsabile dei rapporti con le istituzioni).
Di seguito il suo intervento:

TRA UN’ESTATE E UN’ARANCIA :

30 anni fa c’era Barry White a Sanremo. Lo ricordo bene perché quell’anno vinsi il festival come compositore con la canzone Bella da morire, cantata dagli Homo Sapiens.
Già in quell’occasione era evidente che c’era in atto un grande cambiamento per la musica.
La nostra melodia, quasi sempre appoggiata su ritmi lenti e romantici subiva delle vere e proprie docce scozzesi dal nuovo modo di essere gestita. Ricordo che Barry portò con sé solo gli elementi della ritmica e affidò il resto all’orchestra della Rai, la quale faticò non poco a seguire il maestro.
L’America ci stava imponendo i suoi ritmi e non era che l’inizio.
Tra un’estate e un’arancia i sintetizzatori, le batterie elettroniche, i registratori casalinghi multipiste si sostituirono al materiale umano e nel giro di poco tempo tutto doveva “picchiare”.
Prese il sopravvento il sound e nacquero i deejay. Questi ultimi dimostrarono quanto fosse facile fare musica con una trovatella ripetuta all’infinito, adattata ad un campione preso da chissà quale libreria e le canzoni cambiarono completamente fisionomia. Assistemmo tutti ad un decennio di scorrerie tra i vari cataloghi musicali, ai taglia e cuci dei campionatori, alla musica fatta in casa.
Noi autori ci adeguammo alle nuove tecnologie, e se da una parte fu un arricchimento, dall’altra nacque, in seguito, una confusione di ruoli che ci portiamo ancora oggi appresso. Se prima il nostro compito principale era quello di scrivere delle belle canzoni, adesso occorreva fare molto di più: comporle, arrangiarle, produrle, essere fonici, programmatori al computer, gestire le pubbliche relazioni con le case discografiche, che nel frattempo si assottigliavano per numero e venivano inglobate dalla multinazionale di turno e con quei pochi editori rimasti i quali non avevano più nessuna voglia di coltivare un parco autori, bensì preferivano sempre più comprare situazioni già consolidate… Tra un’estate e un’arancia era cambiato tutto.
In meglio o in peggio?

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