Convention A.F.I. a Termoli

Termoli 29 e 30 settembre 2006: al via la prima Convention organizzata dalla storica Associazione dei Fonografici italiani che, nei giorni 29 e 30 settembre 2006, vedrà le 185 aziende associate ad A.F.I. discutere, tra l’altro, delle dinamiche di gestione dei diritti loro spettanti.
Grazie al coinvolgimento diretto delle aziende nell’attività dell’Associazione e ad un quotidiano confronto con le stesse, A.F.I. è riuscita ad individuare i principali problemi che gli indipendenti riscontrano nell’attuale mercato discografico. Nel corso di questa “due giorni”, oltre alla discussione circa la problematica relativa alla gestione dei diritti connessi, sono previste conferenze e dibattiti, che vedranno l’intervento delle altre Associazioni di categoria, di numerosi operatori del settore e di esponenti politici.
Saranno affrontati diversi temi cruciali per il settore discografico come la lotta alla pirateria, l’esigenza di tutelare il settore tramite una nuova proposta di legge, l’individuazione di nuove strategie che permettano di superare gli ostacoli del mercato e di sfruttare le opportunità che le nuove tecnologie forniscono.
Al termine delle giornate di lavoro, la musica diventerà il centro della manifestazione, grazie all’ideazione di spettacoli e concerti. Quale modo migliore per riassumere il lavoro di A.F.I., impegnata dal 1948 nella salvaguardia del patrimonio musicale italiano, se non quello di chiudere i lavori celebrandone l’unica vera protagonista: la musica.

Esce la settima edizione di “Lineamenti del nuovo diritto d’autore”

Con la prefazione del Presidente della SIAE, Giorgio Assumma, avvocato e giurista, esce la settima edizione di Lineamenti del nuovo diritto d’autore, per i tipi della Giuffrè editore.
L’opera di Laura Chimienti, rispetto all’edizione del 2004, è stata completamente rivista ed aggiornata in relazione alle novità legislative comunitarie nazionali, intervenute soprattutto in tema di lotta alla contraffazione, che hanno importato la conseguente modifica della disciplina sanzionatoria civilistica contenuta nella Lda italiana. Aggiornata anche la parte dedicata alle sanzioni penali (Decreto Urbani e successive modifiche). E’ stata inoltre esaminata la disciplina contenuta nel D.Lgs. 140/2006 sul Diritto di seguito sulla rivendita degli originali delle opere d’arte e viene dato conto delle ultime novità intervenute nella tutela del disegno industriale, contenute nel Codice dei diritti di proprietà industriale, così come aggiornato nel 2006.
Completa l’opera l’Appendice che contiene circa 100 provvedimenti legislativi nazionali e comunitari, che costituiscono la raccolta completa della disciplina sulla materia, ivi inclusa la Lda aggiornata al settembre 2006, con in nota l’evidenziazione del susseguirsi delle modifiche al testo intervenute in questi anni.

Copia privata: le associazioni si muovono per difenderla

Alcune associazioni internazionali degli autori e dei produttori di opere dell’ingegno hanno stilato un comunicato congiunto in cui manifestano la propria preoccupazione per l’”offensiva sproporzionata” in atto contro il sistema di copia privata “che è una fonte di reddito essenziale per i creatori, gli artisti e i loro produttori”.
Le associazioni criticano l’atteggiamento della Commissione europea troppo sensibile agli argomenti delle lobby dell’industria ITC. Come ribadisce il comunicato firmato da Aepo-Artis, Aidaa, Afi, Biem, Cisac, Eurocinema, Eurocopya, Eva, Icmp/Ciem, Fera, Fia, Fiapf, Fim, Gesac, Giart, Ifrro, Impala, “la copia privata non frena in nessun modo, e le statistiche lo provano, lo sviluppo dell’industria. Il tasso di penetrazione dei lettori mp3 nei mercati tedesco e francese – paesi in cui esiste un compenso per copia privata – è simile a quello britannico in cui tale compenso non esiste. La stessa constatazione vale per il mercato della musica on line. D’altro canto, l’ammontare dei diritti per copia privata legittimamente riscosso nei 20 stati membri in cui è vigente… evolve in proporzioni ragionevoli che restano largamente al disotto del boom di pratiche di copia privata constatato in ambiente digitale.
Per contro, l’impatto negativo di una eventuale soppressione di questo compenso per i creatori è facilmente quantificabile. Il totale delle somme riscosse nell’Unione europea (tranne i paesi baltici) ha raggiunto, nel 2004, 560 milioni di euro… L’eliminazione o il congelamento del compenso per copia privata causerebbe un grave danno al mondo della cultura in Europa”.
Le associazioni firmatarie, che hanno deciso di unire i loro sforzi per difendere i loro diritti ribadiscono la legittimità del compenso per copia privata: “il compenso richiesto è limitato (…) e non può minare la competitività delle imprese, come testimoniano i loro risultati”.
Secondo i firmatari “l’industria dei contenuti è la parte più importante dell’economia del digitale” e pertanto manifestano il proprio stupore per “il partito preso dalla Commissione europea, il suo apparente disinteresse per la creazione artistica” e richiedono alla Commissione “un approccio più equilibrato”.

Assumma: serve una legge per il format

“Non si può ulteriormente procrastinare una regolamentazione di legge che chiarisca definitivamente il contenuto ed i limiti della tutela dei format televisivi”.
Lo ha dichiarato Giorgio Assumma, Presidente della Società Italiana Autori ed Editori, intervenendo a proposito delle dispute insorte recentemente tra alcuni produttori italiani circa la loro proprietà esclusiva di programmi di grande ascolto.
Fin dal 1994 la S.I.A.E. ha istituito un Registro dei Format che conta ad oggi 7.500 depositi (oggi sono circa 1.000 quelli che vengono depositati ogni anno). Format in attesa di una legge che possa permettere una effettiva tutela: “I problemi sono la conseguenza del buio normativo esistente nella materia. La S.I.A.E. – conclude Assumma – quale Ente investito della tutela della creatività intellettuale, ha deciso di intervenire direttamente promuovendo un incontro di studio di tutte le categorie interessate al problema, dove sarà essenziale la presenza dei politici che dovranno formulare una adeguata proposta di legge”.

Al via gli Stati generali dell’editoria 2006

Al via gli Stati generali dell’editoria 2006 con il messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Condivido la vostra convinzione che siano in giuoco non soltanto i legittimi interessi delle imprese editoriali, ma l’interesse generale del nostro Paese”.
“(…) Ho trovato particolarmente interessante la definizione del tema specifico da voi prescelto per questa edizione, sintetizzato nello slogan “Investire per crescere”, e condivido la vostra decisione di farne oggetto di una ricerca di alto valore scientifico, che vi preparate a discutere. Due anni fa intitolaste il vostro convegno “Più cultura, più lettura, più Paese”, e ne nacque un importante approfondimento del rapporto fra la crescita della lettura e della cultura, e la crescita civile del Paese. Oggi, scegliendo come slogan “investire per crescere”, vi proponete di accertare quale sia la correlazione fra la lettura e lo sviluppo economico, in Italia e nelle singole regioni. E’ un tema di grande rilievo.
E’ bene noto che il maggior benessere porta ad aumentare gli indici di lettura, di libri come di pubblicazioni periodiche. E’ importante che vi siate proposti di accertare e di proporre all’attenzione di tutti, e in particolar modo del mondo della politica, dati precisi sul rapporto inverso di causa ed effetto fra lettura e crescita; individuando così nelle spese per la cultura, in particolar modo per la lettura di libri, un investimento, e non un consumo.
Attendo con interesse di conoscere le vostre proposte concrete per la promozione della diffusione del libro in tutte le regioni d’Italia. Condivido la vostra convinzione che siano in giuoco non soltanto i legittimi interessi delle imprese editoriali, ma l’interesse generale del nostro Paese.
Voglia accogliere, caro Presidente, il mio plauso per la vostra iniziativa e il mio più cordiale saluto. E ancora auguri di buon lavoro a tutti voi”.
Partono con la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli Stati Generali dell’editoria 2006, le Assise del mondo del libro in programma oggi e domani, 22 settembre, a Roma al Complesso San Michele a Ripa. Un momento che metterà a confronto gli editori italiani con Governo, Istituzioni, economisti, giornalisti, politici, rappresentanti delle istituzioni, locali e non, e delle forze politiche. Al centro, il libro – e più in generale l’industria dei contenuti -, e la sua capacità, dati alla mano, di influire sulla produttività del Paese, attraverso tre focus – dedicati al valore della lettura, dell’editoria e dei contenuti – e una sessione per presentare e discutere il Manifesto degli editori con le proposte, per la prima volta unitarie e coordinate, del settore.
“L’importanza – ha dichiarato il presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE), Federico Motta, in apertura della due giorni – della dimensione economica del nostro settore, non in contrasto ma in perfetta sovrapposizione alla dimensione culturale – proprio perché economia e cultura non possono essere più considerati due piani separati dello sviluppo – spiega anche perché la sezione di questa mattina sarà chiusa dal Presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. Ed anche in questo caso la sua presenza non può che essere interpretata come una sottolineatura della rilevanza strategica dei temi della crescita culturale per le imprese italiane. Il tema è dunque, come recita lo slogan che abbiamo scelto come titolo del convegno: “Investire per crescere”. Investire in lettura, in cultura, in libri, in educazione. Ed investire da parte di tutti: da parte nostra, innanzi tutto, perché è il cuore del nostro compito di imprenditori, ma anche da parte pubblica. (…) Il nostro obiettivo è quello di evidenziare che l’impegno degli editori, ed i loro investimenti, saranno tanto più utili alla collettività, quanto più si riuscirà a determinare una volontà diffusa a sostegno della spesa, pubblica e privata, in conoscenza. A partire dall’istruzione, fino ai più alti gradi degli studi, e non solo durante l’età scolare. Ma sono necessari investimenti anche nella ricerca e nella valorizzazione e diffusione dei suoi risultati, e più in generale nell’ampliamento di quella “conoscenza informale”, come la chiamano i nostri amici economisti, così legata al consumo di libri, che pure contribuisce allo sviluppo.
Parleremo di cose concrete, e quindi anche di risorse. Con la consapevolezza delle difficoltà di bilancio. La data che abbiamo scelto – settembre, quando si sta scrivendo la Legge finanziaria – non consente né a noi né ai nostri interlocutori di bluffare. Chiederemo allora che, prima di ogni altra cosa, le risorse che sono già disponibili siano ben indirizzate, spese in modo coordinato, senza sprechi e duplicazioni. Poi cercheremo di individuare gli ambiti dove ogni euro aggiuntivo che si deciderà di investire da parte pubblica possa dare maggiori risultati: a partire dallo sviluppo delle biblioteche pubbliche, scolastiche, universitarie e di quelle delle famiglie, nonché per la promozione del libro italiano all’estero, per i programmi di ricerca e sviluppo nel nostro settore, per la rete di librerie.
Chiederemo che vi sia rispetto per il diritto d’autore e che si lavori alle politiche di valorizzazione dei diritti, per facilitare l’accesso a più contenuti culturali a costi limitati, da parte di tutti. Avendo piena consapevolezza dei vincoli posti dai costi di produzione e commercializzazione dei libri, delle politiche dei prezzi, ma soprattutto del valore che la spesa in libri può assumere nella crescita del sistema Italia (…). Mi auguro di poter chiudere i lavori domani con una iniezione di fiducia. La stessa che avevo chiesto alla fine degli Stati Generali del 2004. Confido che ci sia, per me e per tutti gli editori che ho l’onore di rappresentare, una prospettiva di impegno comune, per non essere condannati alla solitudine che non ci spaventa per il nostro domani, ma ci preoccupa per il futuro dell’Italia”.

La musica online affronta il mercato di massa

Un nuovo report intitolato “Online Music in Europe: Market Assessment and Forecast” predice che la rapida crescita del mercato musicale online fermerà il declino delle vendite globali della musica registrata, ma non prima del 2010.
Il mercato europeo si raddoppierà da 121 milioni di euro del 2005 ai 280 milioni di quest’anno. Nel 2010 il mercato varrà 1 miliardo di euro, grazie al forte e consolidato utilizzo della banda larga.
Altre informazioni sul rapporto all’indirizzo
http://www.screendigest.com/reports/06onlinemusiceuro/readmore/view.html

eDonkey e Riaa: transazione da 30 milioni di dollari

La società MetaMachine, gestore della rete p2p eDonkey, pagherà a RIAA (Recording Industry Association of America) ben 30 milioni di dollari a titolo di risarcimento danni per lo scambio illegale di files musicali tramite il ben noto client eDonkey.
La società ha già sospeso la distribuzione dei client finora utilizzati.
Nella Home Page del sito dedicato eDonkey.com appare, in inglese, il seguente messaggio:
The eDonkey2000 Network is no longer available.
If you steal music or movies, you are breaking the law.
Courts around the world — including the United States Supreme Court — have ruled that businesses and individuals can be prosecuted for illegal downloading.
You are not anonymous when you illegally download copyrighted material.
Your IP address is xxx.xxx.xxx.xxx and has been logged.
Respect the music, download legally.

250 milioni di euro per cinque anni: rinnovato contratto S.I.A.E. – Mediaset per l’uso delle opere musicali

S.I.A.E. e Gruppo Mediaset (attraverso la controllata RTI spa) hanno rinnovato la scorsa settimana la convenzione che regola per cinque anni l’uso della musica in tutta la programmazione televisiva.
Il Gruppo Mediaset riconoscerà alla S.I.A.E., che rappresenta gli autori e gli editori, circa 50 milioni di euro l’anno, per un totale previsionale di 250 milioni di euro.
Si tratta del più cospicuo in termini economici e più esteso nella durata stipulato dalla S.I.A.E., contratto che qualifica il Gruppo Mediaset come principale utilizzatore televisivo del repertorio affidato alla tutela della S.I.A.E..
L’accordo soddisfa entrambe le parti: consente al gruppo Mediaset l’uso del repertorio musicale S.I.A.E. nei programmi di intrattenimento, informazione, sport e fiction e garantisce ad autori e compositori introiti congrui, certi e prolungati nel tempo.
“E’ veramente con viva soddisfazione che accolgo questo nuovo contratto con il gruppo Mediaset. – ha dichiarato il Presidente della S.I.A.E. Giorgio Assumma- In un momento di continua evoluzione tecnologica, quest’intesa tra la S.I.A.E. e il maggior gruppo di emittenza privata italiano ribadisce e salvaguarda l’importanza dei diritti degli autori, degli 80.000 autori ed editori aderenti alla S.I.A.E., le cui opere sono diffuse ogni giorno dalle reti Mediaset”
“La creatività degli autori e il patrimonio degli editori musicali sono elementi essenziali per la qualità dei nostri palinsesti” ha dichiarato Niccolò Querci, vice presidente RTI. “Gli autori musicali sono una delle anime di una qualunque impresa audiovisiva che ha per missione divertire, informare, intrattenere.
Siamo molti soddisfatti dell’accordo con la S.I.A.E., proprio perché è la migliore sintesi degli interessi di tutti, autori e editori musicali.”

Il valore dei contenuti: sappiamo tutelare la nostra creatività? Tavola rotonda il 21 settembre

Sappiamo valorizzare e prima ancora tutelare la nostra creatività? Quali politiche occorrono per sostenere l’internazionalizzazione del settore? Risponderà a questi quesiti Il valore dei contenuti: patrimonio culturale, diritti, internazionalizzazione, il focus della terza sessione degli Stati generali dell’editoria 2006, le Assise del mondo del libro organizzate dall’Associazione Italiana Editori (AIE) e in programma il 21 e il 22 settembre a Roma nella Sala dello Stenditoio di San Michele a Ripa.
Un vero e proprio momento di confronto sul valore dei contenuti e del patrimonio culturale veicolato dall’editoria italiana e, all’interno di questo, della centralità del diritto d’autore e delle strategie per la internazionalizzazione delle aziende editoriali.
“In entrambi i casi – spiega Giulio Lattanzi, membro del Comitato di presidenza di AIE – le imprese editoriali italiane scontano uno svantaggio di partenza, la bassa diffusione della lingua italiana fuori dal nostro paese, cui non fanno riscontro adeguate politiche di sostegno, e la scarsa cultura in tema di diritto d’autore, che diventa cruciale nel momento in cui la digitalizzazione dei contenuti apre importanti opportunità di sfruttamento su differenti piattaforme”.
Le cifre – L’industria dei contenuti editoriali (libri, editoria digitale, banche dati, libri allegati a quotidiani) con 4.160 milioni di euro rappresenta il 28% dell’industria dei contenuti nel suo insieme (al netto di pubblicità, sponsorizzazioni, ecc.). Nonostante questo, il 21-22% dei titoli che si pubblicano ogni anno sono traduzioni da libri stranieri.
Se la vendita di diritti all’estero (circa 2.400 opere) è in crescita (+10% in media annua), è vero però che costituisce ancora una parte limitata del business editoriale del settore e del numero di “opere italiane” prodotte. Così come le coedizioni con l’estero (anche qui in crescita +9% in media annua) riguardano poco più di 400 titoli all’anno. Da questo punto di vista c’è da chiedersi se c’è una relazione tra questi ultimi dati e il fatto, ad esempio, che gli studenti, in base ai dati del Ministero degli Esteri, che frequentano all’estero corsi di lingua italiana non arrivano a 500mila; e che negli Istituti italiani di cultura all’estero le dotazioni medie delle biblioteche sono solo di 9.361 volumi.
Il programma della terza tavola rotonda – Il focus si aprirà il 21 settembre alle 17.40 con la presentazione delle tesi degli editori a cura di Giulio Lattanzi e affronterà il tema del valore dei contenuti culturali come parte propulsiva della diffusione della cultura italiana all’estero. Si metteranno a fuoco i temi legati al diritto d’autore nell’era dell’innovazione tecnologica e della globalizzazione, anche nell’ambito delle politiche comunitarie. Si confronteranno su questo, tra gli altri, il Senior Vice President Global Magazines Disney Publishing Worldwide Alessandro Belloni, il vice Ministro degli Esteri Ugo Intini, il presidente dell’ICE Umberto Vattani, il presidente della Commissione cultura della Camera Pietro Folena, moderati dal direttore dell’Agenzia Apcom Antonio Calabrò. La giornata si chiuderà con l’intervento del ministro del Commercio internazionale Emma Bonino.

I nostri politici e il loro approccio con il diritto d’autore

Ieri il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo con alcune dichiarazioni di nostri politici in merito allo scaricamento illegale di musica da Internet. In particolare le dichiarazioni dell’ex ministro Roberto Maroni hanno lasciato a bocca aperta.
“Scarico illegalmente musica da Internet” ha infatti confessato Maroni a Vanity Fair, “mi autodenuncio, così il caso finisce finalmente in Parlamento”.
E al Corriere della Sera ha ribadito: “Scarico da Internet perché la musica deve essere libera e accessibile a tutti. Occorre da una parte salvaguardare il diritto dell’autore e dall’altra cancellare le barriere che impediscono di diffonderla. “Bisogna trovare un modo per togliere dall’illegalità questo sistema. Non è un problema legislativo, ma una questione sociale. È uno scambio da privato a privato, non c’è sfruttamento commerciale, io sento l’iPod… Le grandi case discografiche facciano una iniziativa, coinvolgendo la comunità web, magari anche qualche hacker, per trovare una soluzione, in modo da passare dalla repressione, che non serve, alla collaborazione”.
Ma c’e anche chi non transige: “la musica si compera. Scaricarla da Internet è un furto”, dice per Bobo Craxi. Il sottosegretario agli Esteri, già chitarrista in un tour di Ron, ammette che gli “è capitato ma la rete non è la mia fonte: ho scaricato qualche rarità o performance live che non si trovano in commercio, ma mai un intero cd. Di solito compero dischi, libri e film. Sono per l’oggetto tradizionale, perché non è un problema di libera fruizione dell’arte quanto di tutela dei lavoratori che stanno dietro al prodotto”.
Giorgia Meloni, vicepresidente della Camera e presidente di Azione giovani di An: “Mi è capitato di scaricare qualche brano, in genere cerco in rete la canzone singola. Del resto non ho molto tempo. Ma attualmente la musica è considerata un bene di lusso, con l’Iva sui cd al 20% il risultato è la pirateria. Chiunque preferisce un cd originale, ma per i ragazzi i costi sono proibitivi. E come Azione giovani siamo sensibili al problema…”.
Così Maurizio Gasparri: “il diritto d’autore va salvaguardato, anche se i giovani sono per il tutto gratis. Io uso l’iPod, ma nella legalità. L’esperta in casa è mia moglie, è lei che mi carica i brani. La musica dovrebbe essere meno cara, aiuterebbe contro la pirateria”.
L’eurodeputato dei Comunisti italiani Marco Rizzo: “soffro di una sorta di feticismo dell’oggetto, quindi compero i cd e ho ancora i vecchi padelloni. Ho trovato due vecchie raccolte dei Clash, il complesso punk rock inglese della fine degli anni 70. I miei figli mi hanno regalato un iPod, che però è fermo a poche registrazioni. Ma non scarico brani dalla rete: una prassi che non giustifico ma che comprendo, la musica è cara e per i giovani è un investimento, lo era anche per noi. Ora però ho una stipendio sufficiente… Certo ci vorrebbe una riduzione dell’Iva”.
Il no global Francesco Caruso, deputato di Rifondazione, invece continua a ricorrere a Internet: “Sono dieci anni che lo faccio, quando la rete non c’era ancora. C’ho di tutto: cd, documentari, film… soprattutto le ultime uscite, è più comodo. I pescecani delle multinazionali hanno fatto della musica una merce, ma si mettano l’animo in pace: il copyright se lo possono dimenticare. È impossibile impedire il file sharing. Io scarico dai new melodici napoletani alla musica punk”.
In merito alle sconcertanti affermazioni dell’ex-ministro Maroni, Enzo Mazza, presidente di FIMI, federazione dell’industria musicale italiana, aderente a Confindustria, ha dichiarato: “l’ex-.ministro forse non è al corrente che ci sono oltre 300 siti solo in Europa e decine in Italia dai quali potrebbe scaricare tutti i suoi brani preferiti al costo di un cappuccino, cosa accessibile anche allo stipendio di un parlamentare”.
Mazza ha proseguito: “solo nel 2005 sono state vendute legalmente in Italia oltre 16 milioni di canzoni e la musica digitale è stata l’8,5 % del mercato discografico nel primo semestre di quest’anno. Tra il primo semestre del 2006 infatti e lo stesso periodo dello scorso anno la musica legale è crescita del 102% nel nostro Paese e le dichiarazioni irresponsabili del deputato della Lega danneggiano le migliaia di lavoratori che oggi operano proprio nel settore altamente innovativo della diffusione di contenuti legali in rete, che costituirà il futuro della competitività internazionale dalla quale la produzione italiana, se non tutelata, rischia di rimanere esclusa”.
“Mi risulta che ci sia la possibilità di scaricare legalmente dalla rete opere tutelate (musica, film, ecc.)”, dice Giorgio Assuma, Presidente della S.I.A.E., dopo aver letto le dichiarazioni dell’On. Maroni. “Quindi perchè non farlo? Forse ci si dimentica che il diritto d’autore non è una tassa, ma è giustamente considerato dai nostri ordinamenti un diritto del lavoro. E’ singolare, oltreché diseducativo, che un ex ministro del lavoro non ne tenga conto. Certamente le sue dichiarazioni non saranno apprezzate dagli oltre 80 mila aderenti alla S.I.A.E., che vivono del proprio lavoro creativo. Nessuno vuole mettere il bavaglio alla rete, ma credo che tutti auspichino il rispetto delle regole anche per l’ambito digitale”.
Infine il fondatore di Dirittodautore.it, l’Avv. Giovanni d’Ammassa: “mi piacerebbe vedere l’onorevole Maroni, che è anche un collega avvocato, abbandonare per sei mesi la sua attività politica e professionale, e vivere solamente suonando l’organo Hammond con la sua band “Distretto 51″, e magari vendendo il CD che lo scorso anno ha registrato per beneficenza. Dopodiché vorrei vedere se ha il coraggio di dichiarare ciò che ha detto… Qui c’è un settore da salvaguardare e che vede storicamente l’Italia al primo posto: quello della creatività. Primato che mi pare abbiamo già perso”.