Nel Portale Associati i duplicati delle certificazioni fiscali

La SIAE avvisa che dal 29 marzo 2010 – accedendo al Portale Associati e tramite l’apposita funzione online – i diretti interessati possono richiedere e ricevere direttamente nella propria casella di posta elettronica un duplicato delle certificazioni fiscali relative ai proventi per diritto d’autore percepiti nel 2009, già regolarmente inviate per corrispondenza al domicilio.
Chi non fosse ancora registrato al Portale Associati può accedere alla procedura di registrazione cliccando sul box “Portale Associati” presente sulla sinistra della home page del sito SIAE, www.siae.it.

La Guardia di Finanza di Bergamo denuncia sei persone per violazioni alla legge sul diritto d’autore realizzate attraverso un sito che consentiva la condivisione illegale di musica e film

Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bergamo, con l’ausilio tecnico di F.P.M. – Federazione contro la Pirateria Musicale, ha portato a termine l’operazione “Colombo”, volta ad arginare il fenomeno dell’illecita condivisione sulla rete internet di opere tutelate dalla normativa sul diritto d’autore tramite il sistema denominato “bit torrent”.
L’operazione, svolta in diverse regioni d’Italia (Lombardia, Emilia Romagna, Molise, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio), già nel luglio del 2008 aveva portato al sequestro del sito internet www.colombo-bt.org, portale della pirateria all’epoca tra i più diffusi in Italia, al quale è stato inibito l’acceso agli utenti da un provvedimento del GIP di Bergamo comunicato a tutti gli ISP (internet service providers) italiani.
Il sito posto sotto sequestro aveva un motore di ricerca interno, definito tracker, in grado di localizzare, mediante l’inserimento di parole chiave, le opere di interesse e coordinare le richieste degli utenti che volevano scaricarle. Indicando un’opera si generava un elenco di file corrispondenti da scaricare. Questa operazione poteva avvenire in un’unica soluzione ovvero “a pezzi”. In tale ultimo caso, il download risultava più veloce ed un apposito software ricomponeva le parti nel prodotto intero, che poteva essere a sua volta messo a disposizione di altre persone collegate. Praticamente ciascun soggetto interessato doveva registrarsi sul sito attraverso un “nome utente” ed una password, dopodiché aveva accesso ad un database online suddiviso per aree tematiche (musica, film, fiction, software, videogiochi), da cui attingere con facilità.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bergamo, si sono rivelate particolarmente complesse. I gestori del sito non erano adolescenti esperti di informatica con la passione per la pirateria ma adulti, alcuni dei quali dotati di spiccate conoscenze tecniche, che per la gestione del sito avevano installato dei server in una società di hosting e housing della Repubblica Ceca. Al portale accedevano milioni di utenti interessati a condividere e scaricare illecitamente enormi quantità di files multimediali, tra opere musicali in formato MP3 della discografia italiana ed internazionale, film di recentissima programmazione e costosi programmi informatici. Gli accessi al mese sono stati quantificati in circa 800.000.
L’anonimato dei componenti dello staff, che si celavano sotto nomi in codice è stato inizialmente superato per alcuni di loro attraverso la meticolosa ricostruzione delle tracce lasciate dalle donazioni degli utenti per consentire lo sviluppo del sito (acquisto di nuovi server) attraverso canali di pagamento internazionali on line. Tali rapporti ed un conto corrente postale di riferimento in Italia, così come peraltro la registrazione del dominio internet, sono risultati intestati ad un nominativo di fantasia, fornito da un prestanome compiacente utilizzando un documento falso.
Dopo aver ricostruito la vera identità della persona, residente a Rimini, le indagini hanno permesso di individuare in breve tempo i nominativi di due degli amministratori del sito, uno dei quali della stessa città della riviera romagnola e l’altro, il fondatore, di Campobasso. Dall’esame dei loro computer e di altro hardware sequestrato sono emerse le prove delle illecite attività realizzate attraverso il sito www.colombo-bt.org nonché le tracce che hanno permesso di risalire ad altre tre persone (residenti a Roma, Conegliano Veneto -TV e in Germania) responsabili dei reati contestati.
L’analisi del contenuto del sito ha inoltre permesso di constatare come lo stesso, dal gennaio del 2007 al luglio del 2008, abbia annoverato oltre 400.000 utenti registrati, 36.328 torrent disponibili ed un numero complessivo di downloads superiore a 580 milioni, di cui oltre 450 milioni riferibili al settore musicale.
Sempre nel contesto della lotta alla pirateria informatica, recentemente il Nucleo di Polizia Tributaria di Bergamo ha dato nuova esecuzione al sequestro preventivo, tramite inibizione dell’accesso agli utenti italiani da parte degli I.S.P. nazionali, del sito internet www.thepiratebay.org (principale punto di riferimento mondiale per lo scambio illegale di opere musicali, cinematografiche e software), provvedimento confermato dall’ordinanza emessa dal Tribunale di Riesame di Bergamo a seguito di innovativa pronuncia della Corte di Cassazione.
Successivamente all’esecuzione di tale sequestro è stato individuato il sito http://labaia.net, il gestore del quale, grazie all’utilizzo di particolari espedienti informatici, consentiva agli internauti italiani di aggirare il “blocco” ordinato dall’Autorità Giudiziaria, permettendo in tal modo di fruire pienamente dei contenuti illegali disponibili attraverso “Pirate Bay”.
Nella giornata del 23 marzo è stata data dunque esecuzione in San Donato Milanese, Roma e Formia a provvedimenti emessi dalla Procura della Repubblica di Bergamo finalizzati al sequestro del sito web presso l’hosting e l’abitazione del gestore, un ventunenne studente romano.
L’operazione ha consentito di cautelare diverso materiale informatico che sarà sottoposto a perizia anche al fine di individuare ulteriori responsabilità di carattere penale o amministrativa.

Chiuso sito che consentiva accesso dall’Italia a Pirate Bay

Soddisfazione di FIMI, la federazione di Confindustria che rappresenta le principali aziende discografiche italiane, per il sequestro del sito labaia.net da parte della Procura e della Guardia di Finanza di Bergamo.
Il sito italiano, sul quale campeggia ora il banner della GdF, consentiva di accedere al portale illegale svedese Pirate Bay in violazione di quanto recentemente disposto dall’autorità giudiziaria italiana che aveva ordinato il blocco di IP e DNS verso il sito svedese a carico di tutti gli ISP.
Secondo la Corte di Cassazione, ripresa poi dal tribunale del riesame di Bergamo “il giudice può disporre il sequestro preventivo del sito web il cui gestore concorra nell’attivita’ penalmente illecita di diffusione nella rete Internet di opere coperte dal diritto d’autore, senza averne diritto, richiedendo contestualmente che i provider del servizio di connessione Internet, escludano l’accesso al sito, al limitato fine di precludere l’attivita’ di illecita diffusione di tali opere”.
Con questa motivazione, la terza sezione penale della Cassazione, il 29 settembre scorso, decise di annullare con rinvio, accogliendo il ricorso del procuratore capo di Bergamo, l’ordinanza con cui il tribunale del Riesame della città lombarda aveva annullato il sequestro preventivo disposto dal gip del sito web www.thepiratebay.org. Il gip aveva anche disposto che i fornitori di servizi Internet operanti in Italia inibissero ai loro utenti l’accesso a quell’indirizzo web, che, secondo l’accusa, attraverso la tecnica del peer-to-peer a mezzo di file ‘torrent’, metteva in circolazione su Internet opere protette dal diritto d’autore, senza averne il diritto.

Pubblicato in G.U. il comunicato del Ministero per i Beni e le Attività culturali sul decreto relativo al compenso per copia privata

Il Mibac ha pubblicato nella G.U. n. 54 del 6 marzo scorso il comunicato relativo alla pubblicaziozione del decreto riguardante la “Determinazione del compenso per la riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi (10A02703)”.
Il ministero informa dell’emissione del decreto e del fatto che il testo integrale dello stesso è stato pubblicato in data 14 gennaio 2010 nel sito del Ministero (www.beniculturali.it) e della Società italiana degli autori e degli editori (SIAE) (www.siae.it)

Presentata la IV edizione del Premio SIAE X Demo

Eugenio Finardi, Paolo Belli, Niccolò Fabi e Francesca Schiavo, sono le special guests che si esibiranno sabato 5 giugno nella serata finale del “Premio SIAE X Demo”, presentato ieri mattina a Roma presso la Biblioteca e Raccolta Teatrale SIAE del Burcardo.
Giunto alla quarta edizione, il “Premio SIAE x Demo”, è nato nel 2004 con l’obiettivo di premiare il miglior brano tra tutti quelli arrivati al programma di Radio1 Rai “Demo”, la trasmissione “Acchiappatalenti” ideata e condotta da Michael Pergolani e Renato Marengo.
“Anche quest’anno la SIAE, che da sempre opera a sostegno degli autori e della creatività- ha detto Filippo Gasparro direttore degli Eventi della SIAE- conferma la sua collaborazione con “Demo”, per offrire un concreto aiuto agli autori italiani emergenti e per esprimere il suo apprezzamento in favore dell’attività di promozione dei giovani talenti musicali svolta dal programma radiofonico”.
Mattanza (di Reggio Calabria), Margherita Pirri ( di Peschiera Borromeo), Angelica Lubian ( di Udine), Peppa Marriti Band (S.Sophia d’Epiro, CS), Matteo Ceci (di Terni), Deborah Petrina ( di Padova), Giacomo Sferlazzo ( di Lampedusa) e Smooth B. (di Avenza Ms) sono gli otto finalisti che si contenderanno il Premio il 3,4 e 5 giugno nella splendida cornice dell’antico Carcere Borbonico, in cui sarà allestito un Demo Village, dove avranno spazio i partners istituzionali e settoriali di Demo: oltre alla SIAE, l’AFI, Audiocoop, Note Legali, Assomusica, Raitrade e Musicalnews.
“Il Premio che offre la SIAE ha una valenza che va oltre il contributo economico. Per diventare veri e propri professionisti della musica- ha dichiarato Renato Marengo -, bisogna iscriversi alla SIAE e così, ogniqualvolta (anche durante la nostra trasmissione Demo) le canzoni vengono utilizzate, i giovani possono iniziare a guadagnare i frutti del loro lavoro ricevendo i diritti d’autore”.
“Ci piace promuove il talento dei giovani- ha continuato Michael Pergolani- e sono 45.000 le demo che arrivano ogni anno e poi, oltre all’ascolto radiofonico- e quest’anno il responsabile della musica di Radiouno Giammaurizio Foderaro ci è molto vicino- ci piace anche portare i giovani nelle piazze d’Italia. Ricordo a Comiso la bellissima manifestazione che abbiamo dedicato al talento femminile”.
” Avellino è una città particolarmente sensibile alle problematiche giovanili” ha detto il consigliere provinciale Salvatore Biazzo e Giuseppe De Mita, vice presidente della Provincia di Avellino, ha lodato Demo “in quanto racchiude in sé il linguaggio dei giovani, cioè la musica e offre la possibilità di portare fuori dai luoghi comuni e dagli stereotipi l’immagine dell’Irpinia”.
Il responsabile della musica di Radiouno Giammurizio Foderaro, che ha rivoluzionato i palinsesti radiofonici dando nuovo spazio alla musica, si è detto molto soddisfatto del lavoro di Demo e ha manifestato la volontà di “far diventare sempre di più Radiouno polo di attrazione per nuovi e talentuosi autori, visto che anche grandi artisti ne lamentano la mancanza. I talent show sfornano tanti interpreti, ma pochi nuovi autori”.
Alla prima edizione, il Premio SIAE è andato agli A67, il gruppo di Secondigliano che ha vinto con la canzone “Voglia e’ parla’”, mentre la giovanissima cantautrice romana Nathalie si è aggiudicata la seconda edizione del premio SIAE nel 2006.
Dopo una pausa di qualche anno, il felice sodalizio tra la trasmissione della Rai al servizio dei giovani e la SIAE è ripreso nel 2009 ad Avellino con la terza edizione del premio. Ad aggiudicarsi la vittoria è stato il gruppo Compagnia dell’Encelado Superbo di Lentini.

Tribunale di Milano: sentenza in materia di diritti connessi discografici

Il Tribunale di Milano ha condannato il gestore di un bar per aver diffuso musica attraverso una radio senza aver corrisposto i compensi dovuti per legge ad artisti e produttori discografici attraverso SCF, il consorzio maggiormente rappresentativo delle imprese discografiche nella gestione dei diritti discografici.
Il Tribunale ha stabilito che la musica registrata diffusa dall’esercente rientra nella fattispecie disciplinata dall’art. 73 della Legge sul Diritto D’autore (n. 633/41).
La sentenza riconosce il ‘valore della musica’ quale componente ad alto valore aggiunto per il business degli operatori professionali che scelgono di diffonderla nell’ambito della propria attività. La musica d’ambiente rappresenta un servizio aggiuntivo perché intrattenere i clienti, ne attrae di nuovi, con evidenti benefici in ambito commerciale ed economico: così si legge nelle motivazioni della sentenza.
La decisione, in linea con quanto già ampiamente confermato dalla giurisprudenza, riafferma il ruolo istituzionale di SCF riconfermando ancora una volta la piena legittimazione del consorzio ad operare in qualità di soggetto di riferimento preposto alla raccolta dei compensi per i diritti discografici.
“La decisione del Tribunale di Milano rappresenta un provvedimento storico che costituirà sicuramente un precedente significativo nell’ambito dell’attività della magistratura. Riafferma e chiarisce il via definitiva che il pagamento del compenso a SCF per i diritti discografici è dovuto qualsiasi sia il mezzo utilizzato, anche nel caso di una radio”, commenta Gianluigi Chiodaroli, Presidente di SCF. “La bontà delle motivazioni della sentenza, inoltre, è testimoniata dalla realtà quotidiana: ogni giorno sono sempre di più gli operatori professionali a contatto con il pubblico – quali sono i bar, gli alberghi, etc. – che apprezzano e presentano un impiego intensivo di musica per arricchire e meglio ambientare la propria offerta di servizi”.
Il provvedimento, nel determinare dell’ammontare del compenso, ha riconosciuto la congruità ed equità del sistema tariffario definito da SCF insieme a Confcommercio nell’ambito di una più ampia convenzione. Per questo motivo ha ritenuto opportuno applicare la tariffa di riferimento – la somma annua di euro 69,38 IVA inclusa – considerandola di particolare favore per il soggetto tenuto a corrispondere il compenso per i diritti discografici. Oltre a tale somma il Tribunale di Milano ha imposto al gestore del bar il pagamento delle spese processuali, pari a euro 2.400.
“La decisione del Tribunale di Milano evidenzia ancora una volta come il dialogo e la negoziazione siano le uniche soluzioni ragionevoli per dare applicazione alle indicazioni del legislatore, nel rispetto delle ragioni di tutte le parti coinvolte. Il ricorso alla via giudiziaria non è certo la strada attraverso la quale intendiamo dare applicazione alla legge. Al contrario, il nostro approccio è, ed è sempre stato, in primo luogo di natura informativa. Operiamo innanzitutto per promuovere la cultura della diffusione di musica all’insegna della legalità per far nascere negli operatori la consapevolezza che il pagamento di una esigua somma annuale, a fronte del vantaggio ricevuto, rappresenta il minimo del dovuto: per ragioni di equità sostanziale, prima ancora che di osservanza giuridica”, conclude Chiodaroli.
SCF ha già stipulato convenzioni con primari organismi di categoria largamente rappresentativi dei più svariati settori. Per citarne solo alcuni: Confcommercio, Fipe-Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Federdistribuzione, Federalberghi, Federmoda, Confcooperative e, sul versante no-profit, la CEI – Conferenza Episcopale Italiana.
In virtù di questi accordi nel 2009 oltre 20.000 bar e ristoranti, più di 15.000 alberghi e altrettanti esercizi della GDO, oltre 5.000 negozi di abbigliamento e circa 3.000 parrocchie hanno spontaneamente aderito alle proposte tariffarie di SCF manifestando una consapevolezza matura sul tema, in linea con quanto già dimostrato dalle associazioni di riferimento dei rispettivi comparti.

Musica illegale in bar a Firenze: GdF sequestra 2.800 file audio MP3 ed eroga una multa di quasi 300 mila euro

Erano 2.800 i files audio, in formato MP3, presenti su 1 computer destinato alla diffusione della musica in un esercizio commerciale. Questo era stato l’esito di un controllo eseguito presso un bar/caffetteria nel centro di Firenze al fine di accertare la corretta applicazione delle norme riguardanti la tutela del diritto d’autore. I controlli avevano portato alla denuncia del titolare per violazioni alla normativa riguardante la riproduzione e diffusione in pubblico di opere musicali protette dal diritto d’autore in modo illegale.
In particolare, per la diffusione della musica in pubblico, oltre al pagamento dei diritti d’autore, doveva essere versato un separato e specifico compenso anche ai produttori discografici, in quanto la musica era diffusa da una c.d. “compilation” composta da brani estratti da supporti originali.
A seguito del verbale redatto dalle fiamme gialle fiorentine, la Prefettura di Firenze, nello scorso febbraio, ha irrogato una sanzione amministrativa pecuniaria di 298.494 euro (e’ ammesso il pagamento in forma ridotta di 1/3 se il pagamento avviene entro 60 giorni dalla notifica della sanzione).
L’attivita’ ispettiva degli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze aveva permesso di accertare che nei locali erano diffuse musiche, mediante apparecchiature elettroniche gestite da un computer (nei quali, appunto, erano installati numerosi file audio in formato MP3).
Questo e’ avvenuto in modo del tutto illegale, poiche’ il titolare dell’esercizio non aveva provveduto al pagamento del compenso dovuto ai produttori discografici. Il PC ed i relativi files sono stati tutti sottoposti ad esame da personale tecnico della Federazione contro la Pirateria Musicale (FPM). La sanzione amministrativa e’ stata quantificata moltiplicando il costo unitario di ogni file musicale per il numero totale dei brani illegali presenti sull’hard disk del computer.
Il titolare, oltre alla sanzione amministrativa pecuniaria, e’ stato denunciato ai fini penali e condannato in primo grado all’AG ai sensi dell’art. 171 ter L. 633/41 – “diffusione in pubblico di opere musicali protette dal diritto d’autore in modo illegale”.
Fonte: AGI

“Investire nella Musica” il nuovo report internazionale di IFPI su come e quanto le case discografiche invest o no nei giovani talenti

Le case discografiche, grandi e piccole, investono complessivamente circa 5 miliardi di dollari l’anno in talenti musicali, promuovono un enorme catalogo di migliaia di artisti e in genere spendono in media un milione di dollari per lanciare nuovi artisti di successo nei principali mercati mondiali.
Sono i numeri pubblicati nel nuovo rapporto annunciato oggi da IFPI, la federazione che rappresenta l’industria discografica a livello mondiale. Il documento fornisce nuovi dati e delinea le strategie, le competenze e i servizi messi in atto dalle aziende, major ed indie, per lo sviluppo e la promozione di nuovi artisti. In particolare si evidenzia come le case discografiche siano i principali investitori nelle carriere degli artisti. Anticipi, costi di registrazione, costi di marketing e di promozione, sono le voci di spesa più importanti che un’azienda musicale sostiene e spesso si parla di importi a sei cifre.
Sono più di quattro mila gli artisti con contratti a livello di major e molte altre migliaia collaborano con le etichette indipendenti. Le aziende reinvestono costantemente i propri ricavi in nuovi talenti Si calcola che un artista su quattro appartenente ad una casa discografica abbia firmato il proprio contratto negli ultimi 12 mesi.
Le case discografiche sono oggi i maggiori investitori nel talento musicale: il 30% dei loro fatturati – circa 5 miliardi di dollari in tutto il mondo – viene impiegato in ricerca, sviluppo e promozione di nuovi talenti. Il 16% del fatturato viene investito in un artista e per la ricerca e lo sviluppo artistico (A&R), una percentuale che supera in maniera significativa la ricerca e sviluppo (R & S) messa in atto da aziende appartenenti ad altri settori. Inoltre, le etichette pagano ingenti somme a titolo di royalties agli artisti più noti.
La musica registrata ha un “effetto a catena” in termini economici visto che permette di generare profitto anche attraverso la musica dal vivo, la radio, l’editoria, e l’hardware utilizzato per ascoltare musica ovunque, il tutto per un valore stimato di 160 miliardi di dollari all’anno. Secondo IFPI, sono più di due milioni le persone impiegate a livello mondiale nel vasto universo che costituisce l’economia della musica.
Alison Wenham, presidente di AIM / WIN, l’associazione dei produttori indipendenti internazionali ha commentato: “la via di Internet non è aperta a tutti, non sempre è facile riuscire a far si che la creatività e i giovani talenti si affermino attraverso modelli di business diversi, anche perchè richiedono competenze e formazione completamente differenti rispetto alla promozione vecchio stile. Gli artisti in genere preferiscono lasciare la gestione complessa del business a 360°, del quale fanno parte anche i diritti, alle case discografiche.”

I contenuti del rapporto “Investire nella Musica”
Il rapporto raccoglie le informazioni e i dati forniti dalle case discografiche associate ad IFPI ed in particolare diverse case history provenienti da tutto il mondo,come ad esempio quelle relative a David Guetta, Kasabian, Little Boots, Jason Mraz, Belanova, Mousse T e Stephane Pompougnac.
Nel rapporto si parla del lavoro svolto sugli artisti e sul loro repertorio attraverso il giusto mix tra la tecnologia di Internet e la tradizionale abilità di sviluppo, elementi che giocano un ruolo fondamentale nel promuovere gli artisti ad un vasto pubblico. Le etichette aiutano i loro artisti a ritagliarsi un proprio spazio anche attraverso i canali digitali. Sono infatti oltre 2,5 milioni i contatti e 1,8 milioni le relazioni registrate solo su MySpace.
Le etichette discografiche puntano sempre più l’attenzione sui ricavi derivanti dai diritti che hanno origine dalle diverse attività professionali dell’artista, quindi concerti, merchandising e branding. Un’offerta sempre più ampia di album è spesso importante per permettere un ritorno sull’investimento. In molti casi, gli artisti e le etichette discografiche collaborano insieme per lungo tempo.
Il lavoro in studio per registrare l’album e selezionare i migliori singoli resta un investimento molto importante e un’area di stretta collaborazione. Le competenze di marketing e le risorse delle case discografiche, dalla produzione di video alla promozione on-line, sono essenziali per far conoscere gli artisti ad un pubblico di massa. Un marketing internazionale aggressivo aiuta gli artisti a farli affermare facendoli diventare delle star globali.
Nonostante il successo del settore della musica dal vivo negli ultimi anni, la musica registrata rimane la base fondamentale dell’artista per una carriera di successo.
John Kennedy, Presidente e Amministratore delegato di IFPI, ha dichiarato: “investire in musica è la missione principale delle case discografiche. Nessun altro attore può vantare un ruolo analogo nel settore musicale e nessun altro si avvicina al livello di investimento delle case discografiche per sviluppare, coltivare e promuovere il talento. Uno dei temi attuali è che nell’era digitale gli artisti non abbiano più bisogno delle etichette discografiche. E’ sbagliato! L’investimento, la collaborazione e il sostegno delle nostre aziende nella realizzazione della carriera di un’artista, non è mai stato più importante di quanto lo sia oggi. Questa rapporto si propone di spiegare il perché: “Investire nella musica” parla delle dinamiche del music business. Spiega il valore strategico delle nostre aziende, aiuta gli artisti a sviluppare il proprio talento che in genere non è così facile da riconoscere ed a farsi apprezzare da un pubblico irraggiungibile se non attraverso il sostegno ed il lavoro di una casa discografica. Molta parte del valore aggiunto espresso dalle imprese della musica è invisibile al mondo esterno. Eppure è un investimento importante soprattutto in termini di supporto, perchè consente all’artista di costruirsi una carriera e questo a sua volta, porta benefici in tutto il settore musicale.”

GdF e SIAE: nuova rilevante operazione antipirateria con 19 arresti

L’hanno chiamata “Operazione bucaniere” quella compiuta ieri mattina all’alba a Napoli, che ha portato alla denuncia di 27 persone, di cui 19 arrestate: ad agire in collaborazione i Comandi Provinciali della Guardia di Finanza di Roma e Napoli, e i Servizi di Antipirateria della SIAE, con l’ausilio di 140 finanzieri. Smantellata 1 centrale di duplicazione clandestina, 33 masterizzatori sequestrati e oltre a 1.400 cd e dvd illegalmente duplicati, pronti per la distribuzione. Tra i titoli “Alice in wonderland” , ” Shutter Island” e “Genitori &Figli:agitare bene prima dell’uso”.
L’operazione è stata illustrata ieri mattina preso la procura di Napoli dal procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli, dal colonnello della GdF del comando provinciale di Roma Francesco Frattini, dal colonnello della GdF del comando provinciale di Napoli Gabriele Failla e dal direttore dei Servizi di Antipirateria della SIAE Vito Alfano. “L’indagine- dice Alfano- è partita dal gruppo della Guardia di Finanza di Fiumicino, un gruppo affiatato con il quale ormai da anni la collaborazione è strettissima. La SIAE rappresenta oltre 90.000 tra autori editori e operatori della cultura e dello spettacolo, che sono i primi ad essere danneggiati dalla pirateria, i cui danni complessivamente sono di 900 milioni di euro. Si stimano inoltre siano in pericolo ben 30.000 posti di lavoro in Italia e 150.000 nell’Unione Europea. Ma i danni non colpiscono solo gli autori e gli editori, colpiscono anche l’industria, l’erario e la stessa immagine dello Stato italiano, che viene spesso accusato di essere la patria della pirateria. La repressione non basta, serve anche l’educazione del consumatore il quale pensa di fare un affare a comprare un cd pirata, ma non è così. Acquistando un Cd pirata si paga una tassa alla camorra”.
Con l’”Operazione bucaniere” è stato sgominato un vero e proprio sodalizio criminoso che nei vicoli del quartiere Mercato di Napoli, in particolare Vico Vetriera Vecchia, gestiva in forma imprenditoriale l’illecita duplicazione di opere audiovisive protette.
L’organizzazione prevedeva una precisa ripartizione di ruoli dalla produzione al trasporto del materiale a destinazione.
All’acquisizione dei “master” dai quali effettuare le copie provvedeva un esperto informatico scaricando film di primissima visione in lingua straniera, disponibili su siti Internet di Paesi esteri dove gli stessi erano immessi nel circuito cinematografico in anticipo rispetto a quello italiano. Veniva poi acquisito l’audio in lingua italiana al momento della prima proiezione nei cinema nazionali; infine, utilizzando uno specifico software, venivano sincronizzati il video e l’audio così ottenuti, conseguendo la disponibilità del master già poche ore dopo la prima visione cinematografica.
L’organizzazione poteva contare sulla forza lavoro di un elevato numero di affiliati e su capillare struttura, con centrali di masterizzazione non solo a Napoli ma anche a Roma e a Cinisello Balsamo (MI), per soddisfare la domanda del mercato del Nord Italia e ridurre i rischi e le spese di trasporto.
Ingenti erano i guadagni conseguiti: l’organizzazione incassava oltre 40.000 euro al mese, garantendosi elevati margini di profitto. I DVD “pirata”, pronti per la vendita e costati all’organizzazione criminale circa 40 centesimi, venivano ceduti in ingenti quantità ad un prezzo di 60/70 centesimi, per essere poi rivenduti ai grossisti a circa 1 euro e commercializzati al dettaglio tra i 3 e i 7 euro.

Musica diffusa nei pubblici esercizi nel rispetto dei diritti discografici: SCF garantisce sconti per chi paga entro il 31 marzo 2010

Il Consorzio SCF, istituzione maggiormente rappresentativa delle imprese discografiche nella gestione dei diritti connessi discografici, rende noto i termini per il pagamento del compenso riferito all’anno 2010.
Tutti gli operatori che fanno uso di musica beneficeranno di condizioni agevolate a condizione che provvedano al pagamento del compenso SCF entro e non oltre il 31 marzo 2010.
Il sistema di calcolo del compenso si articola per fasce tariffarie, definite in base alla superficie del locale e alle diverse forme di utilizzazione di musica.
I criteri di determinazione del compenso per i diritti discografici sono stati elaborati da SCF insieme a FIPE Federazione Italiana Pubblici Esercizi – l’associazione maggiormente rappresentativa del settore pubblici esercizi – nell’ambito di un’ampia convenzione.
In virtù di tale intesa sono previsti, nello specifico, ulteriori agevolazioni per gli associati FIPE: significative deduzioni sono riconosciute a chi gestisce imprese ad attività stagionali; ulteriori sconti sono stabiliti per i pubblici esercizi che diffondono musica esclusivamente attraverso radio o esclusivamente attraverso TV.
Inoltre, SCF e FIPE hanno concordato modalità agevolate a favore degli esercenti che provvederanno, entro il termine del 31 marzo 2010, al pagamento dei compensi riferiti agli anni pregressi.
Il pagamento del compenso SCF per i diritti discografici rappresenta la remunerazione per il lavoro di chi ha investito risorse e creatività per la realizzazione di un prodotto musicale: uno strumento, la musica, sempre più apprezzato e utilizzato da un numero crescente di operatori professionali a contatto con il pubblico, quali sono i bar, ristoranti e imprese similari. Ad oggi stime SCF rilevano che in Italia oltre il 75% dei bar e più della metà dei ristoranti fanno abitualmente uso di musica nei propri locali per arricchire e meglio ambientare la propria offerta di servizi. Il pagamento da parte di tali imprese di una esigua somma annuale, a fronte del vantaggio ricevuto, risulta coerente per ragioni di equità sostanziale, prima ancora che di osservanza giuridica.

SCF CONSORZIO FONOGRAFICI
SCF è il consorzio che gestisce in Italia la raccolta e la distribuzione dei compensi, dovuti ad artisti e produttori discografici, per l’utilizzo in pubblico di musica registrata, come previsto dalla legge.
Le direttive dell’Unione Europea e la legge sul diritto d’autore, riconoscono e tutelano, infatti, sia i diritti degli autori che compongono i brani, sia i diritti dei produttori e degli artisti che realizzano le registrazioni musicali. In Italia gran parte delle case discografiche esercita tali diritti tramite SCF, consorzio composto oggi da più di 300 imprese, ampiamente rappresentativo del mercato discografico.
SCF gestisce i contratti per l’utilizzo del repertorio discografico nazionale e internazionale pubblicato in Italia, facilitando i rapporti tra chi produce e chi utilizza musica. Attraverso il rilascio di un’unica licenza, SCF offre infatti la possibilità di diffondere in pubblico il repertorio musicale di tutte le imprese discografiche rappresentate dal consorzio, nel rispetto di quanto stabilito dalla legge.
www.scfitalia.it