Le radio nazionali non pagano i diritti e boicottano la nuova musica. Le vittime: il pubblico, gli artisti e l’industria

È questo il primo dato incontrovertibile uscito dalla conferenza stampa organizzata da SCF Consorzio Fonografici e dall’industria discografica italiana presente ai massimi livelli, lunedì 24 maggio a Milano, dopo le polemiche accese nei giorni scorsi da un gruppo di network radiofonici nazionali aderenti a RNA in merito all’annosa trattativa sui diritti legati all’uso delle registrazioni discografiche.
Saverio Lupica, Presidente di SCF, ha ricordato le tappe salienti della trattativa che si è trascinata dal 2006 (anno di scadenza del vecchio accordo) fino alla rottura del dicembre 2008, quando il consorzio si è trovato costretto ad agire in giudizio nei confronti di dieci network nazionali che si rifiutavano di adeguare i compensi dovuti agli artisti e ai produttori per l’utilizzo di musica nella loro programmazione.
“Teniamo a chiarire che in fase di rinnovo dell’accordo con le radio nazionali, il nostro approccio è sempre stato di estrema disponibilità, presentando soluzioni finalizzate a ridefinire il compenso anche attraverso un percorso graduale di aggiornamento. L’atteggiamento dei network è stato, per contro, di ferma chiusura. Ciò che richiediamo oggi è un ragionevole adeguamento dei compensi alle medie europee, in linea con l’esigenza dell’industria di far fronte ai cospicui investimenti nella ricerca e sviluppo di nuovi talenti e nella produzione”, ha sottolineato Lupica.
Nei principali paesi europei i diritti riconosciuti dalle radio, calcolati sui ricavi lordi, variano da circa il 2% della Spagna, ad oltre il 4% di Francia e Gran Bretagna, fino al 5,6% della Germania. Perfino in Grecia, con oltre il 2%, le radio pagano una quota doppia rispetto all’1% riconosciuto dai dieci network italiani fino al 2006. Questo nonostante l’utilizzo di musica nei palinsesti radiofonici italiani sia notoriamente intensivo, ben oltre il 50%, pari a 12/15 ore al giorno.
Tutto il comparto discografico italiano si è schierato a sostegno della posizione di SCF mettendo in prima linea non solo le principali associazioni del settore, FIMI e PMI, ma anche i Presidenti delle più importanti aziende musicali italiane, tutti a ribadire con forza quanto questa vicenda sia stata strumentalizzata quando ciò che è stato chiesto al mondo radiofonico italiano è un semplice adeguamento delle tariffe in linea con la media europea.
“Affermare che SCF sia al soldo delle multinazionali è semplicemente ridicolo ha ricordato Enzo Mazza – Presidente di Fimi-Confindustria, Federazione Industria Musicale Italiana – dato che si tratta di una istituzione che rappresenta gli interessi di oltre 300 aziende sia italiane sia multinazionali registrate ed operanti in Italia, riconosciuta per altro anche dalla Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nonché dalla giurisprudenza con numerose sentenze in sede civile e penale”.
Mario Limongelli, Presidente di PMI – Produttori Musicali Indipendenti – aderente a Confindustria Cultura Italia, si è detto “sconcertato dal comportamento aggressivo dei dieci network che hanno minacciato di sospendere la messa in onda delle novità discografiche in promozione in assenza di una esplicita liberatoria che li esoneri dal pagamento dei diritti a SCF. Un atteggiamento inaccettabile – ha sottolineato Limongelli – che ci auguriamo venga ritrattato al più presto: è impensabile questa azione intimidatoria dei network nei confronti delle aziende”.
Alessandro Massara, Presidente di Universal Music Italia, ha evidenziato “come nella foga polemica degli ultimi giorni qualche responsabile dei network si sia lasciato andare (anche in sede politica) ad affermazioni secondo cui le radio sarebbero i veri paladini della musica italiana, che grazie al loro contributo avrebbero sostenuto e promosso gli artisti locali in ossequio ai principi di tutela della diversità culturale. Sono dichiarazioni prive di alcun fondamento – ha spiegato Massara – infatti, senza il bisogno di richiamare i vincoli della Loi Musique francese, è sufficiente analizzare con cura i palinsesti di questi 10 network per vedere che la musica italiana occupa percentuali ben al di sotto del 50%, con punte anche di meno del 20%. Altro che promozione e sostegno!”
Ha dichiarato Marco Alboni, Presidente di Emi Music Italy: “noi ci siamo sentiti aggrediti mentre eravamo e siamo protesi a difendere un diritto nostro e dei nostri artisti ad essere giustamente compensati: le nostre novità, i nostri progetti sono stati esclusi improvvisamente e immotivatamente dalla programmazione delle radio nazionali. C’è una confusione dei piani fra diritti e programmazione da parte delle radio nazionali, su cui mi auguro le radio vogliano riflettere per comprendere. L’introduzione da parte loro di un elemento di novità importante ci coglie invece interessati: la disponibilità a sviluppare i giovani. Questo sarebbe un fatto di rilevanza culturale importante per tutti su cui costruire un dialogo che ci auguriamo positivo poiché la nostra missione imprenditoriale è di sviluppare il talento e gli artisti italiani.”
“L’industria discografica deve tutelare i propri diritti e vedere riconosciuta la quota più corretta e realistica per la diffusione di musica attraverso i network radiofonici”, ha dichiarato Massimo Giuliano, Presidente di Warner Music Italia. “Non si può confondere una presunta promozione con un contributo economico legittimo ed importantissimo per le sorti del mondo discografico ed artistico. Non trasmettere in radio novità discografiche come stanno facendo in questi giorni alcuni network non risolve il problema e contribuisce a creare un’ulteriore situazione di tensione e disagio tra le parti”.
“Il tema dei diritti connessi – ha dichiarato Andrea Rosi, Presidente di Sony Music Italia – è fondamentale per la nostra industria in uno scenario dove la tecnologia ha cambiato radicalmente il modo di fruizione della musica. Anche le radio devono adeguarsi a questa nuova situazione di mercato e capire che il loro ruolo non è più solamente di partner promozionale ma anche di piattaforma di utilizzo dei nostri contenuti.”
Filippo Sugar, Presidente della Federazione Editori Musicali e del Gruppo Sugar, ha voluto sottolineare come le nuove condizioni del mercato digitale impongono all’industria un’attenzione sempre più rigorosa alla valorizzazione dei diritti in tutti i campi in cui la musica è il principale fattore che attira pubblico e che genera ricavi. “Il fatturato aggregato delle dieci radio nazionali con cui ci stiamo confrontando – ha detto Sugar – è superiore di quasi il 50% al fatturato globale della industria discografica italiana (dati 2009). Non si tratta quindi, come pretende qualche furbacchione, di sfruttare i più deboli per turare le falle derivanti dalle vendite dei dischi, ma di allinearsi ai mercati evoluti dove chi fa business con la musica paga i diritti a un livello adeguato”.
In conclusione Saverio Lupica ha ribadito che SCF è sempre pronta a tornare al tavolo della trattativa ma a condizione che gli interlocutori accettino il principio dell’adeguamento del compenso ai livelli di mercato.
Di seguito l’elenco dei network radiofonici che hanno dato vita all’embargo delle ultime novità discografiche:
Radio RTL 102.5, Radio 105, RDS, Radio Monte Carlo, Virgin Radio, Radio DeeJay, Radio Capital, M2O, Radio 101, Radio Italia.

Il “caso IMAIE”: uniti per richiedere la conversione in legge del decreto

Lunedì 17 maggio nell’ambito del Music Italy Show di Bologna si è svolta la tavola rotonda “Il caso IMAIE: presente e futuro dei diritti degli artisti interpreti esecutori”, organizzata dall’Associazione Note Legali e moderata dal suo Presidente Andrea Marco Ricci. All’incontro, aperto a tutti coloro a cui sta a cuore il futuro del diritto connesso, hanno partecipato numerose rappresentanze degli artisti: Pierluigi Salvagni (UNdA UILCOM), Danilo De Girolamo (ANAD), intervenuto anche in rappresentanza di APTI e di SAI CGIL, Michele Massimo Pontoriero (FELSA CISL S&C), Massimiliano Volino e Flavio Fanasca (CLLAIE), oltre al Direttore Generale di IMAIE in liquidazione Maila Sansaini, al Direttore di Musica e Dischi Mario De Luigi e a diversi artisti provenienti da tutta Italia.
Gli interventi che si sono succeduti hanno consentito di illustrare le ragioni che hanno portato all’estinzione di IMAIE e hanno rivelato la necessità di promuovere una corretta informazione sul passato, in modo che si possa fare memoria degli errori commessi.
Riguardo al presente, tutti i partecipanti hanno concordato sulla necessità di rivolgere un deciso appello al Parlamento affinché si impegni a convertire in legge quanto contenuto nell’art. 7 del Decreto Legge 30 aprile 2010 n. 64, al fine di garantire l’occupazione ai lavoratori che attualmente operano nell’IMAIE e la piena e legittima fruibilità del diritto connesso ad oltre 70.000 artisti interpreti ed esecutori.
Quanto al futuro, sono emerse diverse linee guida per la redazione dello statuto e dei regolamenti del Nuovo IMAIE, che verranno proposte al rappresentante del MIBAC e che potranno costituire la base per ulteriori confronti tra i rappresentanti degli artisti. Tra queste sono risultate condivise: la necessità di non riconoscere particolari privilegi ai precedenti artisti elettori o soci di IMAIE, di affidare ai sindacati l’assistenza nella contrattazione e la vigilanza sull’operato dell’ente e non invece la gestione del medesimo, di prevedere dei meccanismi solidaristici a favore degli AIE, di promuovere delle sinergie che possano portare a individuare con maggiore efficienza gli eventi diritto.
Gli atti integrali dell’incontro verranno pubblicati nel numero di luglio di Musica & Dischi.

Vertenza SCF – RNA: parla Lupica

Diffuso il 18 maggio scorso un comunicato di SCF relativo alla vicenda che ha visto RNA (Radio Nazionali Associate) sospendere la programmazione dei nuovi titoli delle case discografiche che si sono opposte alla richiesta, da parte di quattro network nazionali, di esonero dal pagamento dei compensi per i diritti discografici per la messa in onda dei materiali in promozione.
“SCF si dichiara disponibile ad un incontro con il Ministro Bondi, al fine di illustrare la propria posizione e le ragioni dell’industria discografica”, commenta Saverio Lupica, Presidente di SCF. “Spiace rilevare le affermazioni di RNA. In fase di rinegoziazione dell’accordo con le radio nazionali, SCF ha manifestato un atteggiamento che, contrariamente a quanto si dichiara, è sempre stato estremamente disponibile e propositivo. Abbiamo avanzato numerose proposte volte a ridefinire il corrispettivo per i diritti discografici, anche attraverso un percorso graduale di adeguamento tariffario”.
“Non vogliamo certamente entrare nel merito delle scelte di palinsesto delle radio. Non riteniamo però corretta l’iniziativa promossa nei giorni scorsi dalle radio, soprattutto se queste si dichiarano sostenitrici dei prodotti musicali e delle imprese discografiche”, continua Lupica. “Per quanto riguarda la trattativa con RNA, quanto richiesto oggi da SCF non è altro che un ragionevole adeguamento dei compensi con quanto applicato già da tempo a livello europeo. In Italia fino al 2006 i principali network nazionali hanno riconosciuto per i diritti discografici un compenso pari all’1% dei loro ricavi lordi: una somma che non può certo essere considerata una “equa remunerazione”, a fronte di un utilizzo di musica sempre più intensivo ed evidente, stimato in ben oltre il 50% del palinsesto radiofonico medio”.
Fonte: www.musicaedischi.it

Copia Privata: nuovo tracciato di dichiarazione delle vendite

Sul sito Siae è disponibile il nuovo Tracciato di dichiarazione, utilizzabile per le vendite effettuate dal 14 gennaio 2010, che tiene conto delle modifiche dei compensi Copia Privata determinate dal D.M. del 30 dicembre 2009 .
Il compenso di Copia Privata, dovuto al momento della fabbricazione o della immissione nel territorio dello Stato degli apparecchi di registrazione e dei supporti vergini, è corrisposto dal fabbricante o dall’importatore alla Siae a seguito della cessione dei supporti e degli apparecchi stessi.
A tal fine, fabbricanti e importatori sono tenuti a presentare alla SIAE una dichiarazione trimestrale utilizzando il tracciato di dichiarazione delle vendite predisposto dalla stessa SIAE.
Per informazioni: copiaprivata@siae.it
Fonte: www.siae.it

Cassazione: karaoke, l’uso dei testi delle canzoni va autorizzato

La Corte di Cassazione, con sentenza 11300/2010, ha accolto il ricorso di alcune case editrici musicali contro la Rai annullando la precedente sentenza della Corte d’Appello di Roma. Nel 1997, gli editori avevano contestato all’emittente televisiva di aver trasmesso senza disporre della relativa autorizzazione, i testi di alcuni brani musicali eseguiti durante un programma di karaoke, violando così il diritto di riproduzione dei testi letterari. La Corte d’Appello, nel maggio 2004, aveva dato ragione alla Rai, sostenendo che non poteva rientrare nel concetto di riproduzione la semplice visualizzazione del testo in sincronia con la musica.
I giudici della Corte di Cassazione – in considerazione dell’indipendenza delle singole facoltà spettanti all’autore – hanno invece ritenuto che “la proiezione del testo di una canzone su uno schermo televisivo, presupponendo la registrazione del testo stesso su un supporto, qualunque esso sia, che ne consente la diffusione televisiva, costituisce un atto di riproduzione”.
Ora la Corte d’Appello dovrà riconsiderare il caso alla luce del principio secondo cui “in assenza di autorizzazione, nessun utilizzo dei testi è possibile da parte di terzi, a prescindere dalla finalità o meno di profitto”.
Fonte: www.siae.it

Il caso IMAIE: presente e futuro dei diritti degli Artisti Interpreti ed Esecutori: il 17 maggio al Music Italy Show di Bologna una tavola rotonda dedicata ai diritti degli Artisti Interpreti Esecutori e all’IMAIE

Si svolge a Bologna dal 15 al 17 maggio il Music Italy Show, la maggiore fiera nazionale dedicata alla musica, con oltre 100 espositori coinvolti tra produttori di strumenti e impianti, editori, discografici e associazioni del settore. Note Legali – Associazione Italiana per lo Studio e l’Insegnamento del diritto della musica – attiva da oltre 3 anni su tutto il territorio nazionale per la divulgazione dei diritti dei musicisti, parteciperà all’appuntamento con uno stand informativo e un importante convegno dedicato ai diritti degli Artisti Interpreti Esecutori.
Da sempre impegnata sul fronte della promozione e della tutela dei diritti dei musicisti, Note Legali coglie l’occasione offerta dall’importante manifestazione fieristica per organizzare e promuovere un incontro intitolato “Il caso IMAIE: presente e futuro dei diritti degli artisti interpreti ed esecutori”, dedicato all’Istituto preposto per legge alla tutela dei cosiddetti diritti connessi, recentemente dichiarato estinto.
L’evento ha lo scopo di informare gli artisti sull’esistenza del diritto connesso – spettante, in campo musicale, a tutti coloro che abbiano suonato in dischi pubblicati – e di illustrare la struttura e l’operatività di IMAIE quale ente ancora incaricato di raccogliere e ripartire i compensi maturati dagli artisti sino alla sua recente estinzione. Oltre a chiarire lo stato dell’arte, e fare corretta informazione sulle ragioni che hanno portato all’estinzione dell’ente, l’Associazione si propone di spiegare agli interessati in che modo sia ancora possibile recuperare i propri compensi come artisti interpreti ed esecutori; inoltre, Note Legali intende promuovere un confronto costruttivo tra tutti coloro che – a vario titolo – hanno a cuore il futuro del diritto connesso degli artisti interpreti ed esecutori, al fine di individuare sinergie e convergenze per la nascita e la gestione del nuovo ente che sostituirà IMAIE.
Il convegno – previsto per lunedì 17 maggio alle ore 15 presso la Sala Bolero del quartiere fieristico – vedrà la partecipazione di personalità di spicco del settore, del mondo sindacale, associativo e della politica, tra cui Maila Sansaini (Direttore Generale di IMAIE in liquidazione), Mario De Luigi (Direttore di Musica & Dischi), Danilo De Girolamo (ANAD), Michele Massimo Pontoriero (Segretario Generale FELSA CISL S&C Spettacolo e Comunicazione), Benedetta Buccellato (ApTI – Associazione per il Teatro Italiano), rappresentanti del CLLAIE (Comitato Liberi Lavoratori e Artisti IMAIE) e numerosi artisti.
Consapevole che una corretta informazione e la ricerca della massima coesione tra gli artisti e le realtà associative siano gli elementi chiave per dare un futuro migliore al settore musicale italiano, Note Legali auspica una grande partecipazione alla fiera ed in particolar modo al convegno, confidando nell’aiuto dei media per la diffusione della notizia.

Il mercato discografico a livello mondiale: la musica digitale ha raggiunto i 4,3 miliardi di dollari, dieci volte rispetto al valore di mercato del 2004

Il mercato discografico globale a livello mondiale ha mostrato nel 2009 dei segnali contrastanti: i ricavi delle aziende del disco hanno fatto registrare un calo del 7,2% pari a 17 miliardi di dollari con i due più grandi mercati, Giappone e Stati Uniti, a guidare il declino. La contrazione delle revenue per l’industria musicale, escludendo questi due Paesi, nel 2009 è stata del 3,2%. Dall’altra parte però si è assistito ad una crescita importante in alcune aree chiave, come la musica digitale, aumentata del 9,2%. I ricavi da questo asset, sono stati nell’ultimo anno di 4,3 miliardi di dollari, non ancora in grado però di compensare il calo del mercato tradizionale che nell’ultimo anno è stato del 12,7%. La musica digitale, rispetto al valore registrato nel 2004, è cresciuta di ben 10 volte e le piattaforme online rappresentano oggi per le case discografiche il 25,3% di tutte le loro entrate. Negli Usa le vendite online hanno raggiunto il 43%, quasi la metà del mercato complessivo. Vale la pena sottolineare la crescita del 40% del mercato digitale in paesi come Argentina, Australia, Austria, Danimarca, Finlandia, Singapore, Svezia e Regno Unito. Le nuove forme di tutela legislativa registrate negli ultimi anni in Svezia e Corea del Sud, unitamente al lancio di nuovi e popolari servizi, hanno permesso di far aumentare il mercato musicale del 10% nel 2009.

Nuovi modelli e servizi in licenza
Oggi ci sono nel mondo più di 12 milioni di tracce musicali disponibili in oltre 400 piattaforme di musica online. Si va dai negozi online come Amazon o i-Tunes, ai siti di video-sharing come Youtube ai servizi di streaming audio come Deezer e Spotify. Inoltre alcuni ISP come Sky, TDC e Telia hanno iniziato una collaborazione attiva con le case discografiche per offrire servizi musicali legittimi. Un recente studio di Ovum nel Regno Unito, ha mostrato come gli ISP potrebbero notevolmente aumentare i propri ricavi offrendo servizi di musica legale. La ricerca, pubblicata nel marzo 2010, ha evidenziato come sarebbe possibile per queste aziende, investendo nella musica attraverso servizi di consumo medio, generare, nel giro di 3 anni, 100 milioni di sterline.

L’impatto della pirateria nei principali mercati
Spagna -14,3% Canada -7,4%, questi i Paesi con le più deboli misure antipirateria, mostrano come il problema dell’illegalità, nel quale rientra anche l’Italia, sia ancora molto forte ed abbia influenzato lo sviluppo della misica legale da oltre un decennio nei principali mercati mondiali. La Spagna, dove il file sharing illegale è più del doppio del tasso medio in Europa, ha visto crollare dal 1999 il proprio mercato del 60%.
Il Canada è l’unico governo dei paesi in via di sviluppo che non ha implementato il trattato internazionale sul copyright, accordi decisi un decennio fà, e questo ha inciso fortemente sul problema della pirateria a livello mondiale. Un numero di siti illegale spopositato è presente sulle reti internet canadesi. Una ricerca presentata nel 2010 sull’impatto economico della pirateria sulle industrie creative, mostra che l’Unione Europea potrebbe perdere 1,2 milioni di posti di lavoro in tutto il settore creativo entro il 2015 se non si riuscirà a dare un’efficace risposta contro la pirateria. Il p2p resta la forma più diffusa di illegalità con oltre il 20% del trafifco internet a livello mondiale. In America Latina questa percentuale sale al 35%,in Europa al 29%.

Susan Boyle è stata l’artista che ha venduto di più nel 2009
Susan Boyle con l’album “I Dreamed a Dream” è stata l’artista che ha venduto di più nel 2009, 8,3 milioni di dischi. Un dato che ha superato quello registrato lo scorso anno dai Coldplay’s con “Viva la Vida” che ha venduto 6,8 milioni di copie. La morte di Michael Jackson, a soli 50 anni, ha fatto sì che nella top ten 2009 ci fossero ben 3 suoi dischi. Due sono compilation e il terzo è stato Thriller, suo album del 1982, diventanto il disco più venduto di tutti i tempi.

Diritti connessi in crescita
I ricavi dai diritti sulle opere musicali per gli utilizzi sulla radiofonia, nel pubblici esercizi, ecc. hanno mostrato notevoli perfomance nonostante la difficile situazione di crisi economica mondiale, mostrando una crescita nel 2009 del 7,6% a 0,8 miliardi di dollari. Questo si inquadra in una situazione di crescita ininterrotta dal 2003 con i ricavi derivanti da diritti che rappresentano il 4,6% del totale delle revenue delle case discografiche.

A margine della presentazione dei dati mondiali, John Kennedy, Presidente di IFPI, ha dichiarato: “Il business della musica a livello mondiale sta continuando nella sua lotta, nonostante il problema della pirateria, le nostre industrie stanno investendo in giovani talenti e sviluppando nuovi modelli di business. Si parla di oltre 5 miliardi di dollari all’anno investiti nello sviluppo e nella commercializzazione di artisti, mentre centinaia di licenze di nuovi servizi sono state attivate per far fronte alle nuove esigenze dei consumatori. Nel complesso le vendite di musica sono calate nel 2009 del 7% ma vi sono anche degli aspetti incoraggianti: sono oltre 13 i Paesi in cui è cresciuto il mercato, comprese nazioni importanti come l’Australia, il Brasile, la Corea del Sud, la Svezia e il Regno Unito. Le vendite digitali in alcuni di questi mercati sono cresciute molto e riflettono le potenzialità che le nuove piattaforme online e i canali mobili sono in grado di offrire. Corea del Sud e Svezia in particolare hanno visto crescere notevolmente questa area grazie anche ad un miglioramento del proprio quadro normativo di tutela e sviluppo dei contenuti digitali”.
“Ridurre l’impatto della pirateria – ha proseguito il presidente mondiale dei discografici – in modo da evitate che gli investimenti e l’innovazione del nostro comparto industriale siano annullati, è una questione fondamentale per lo sviluppo del nostro settore. Anche in questo caso i segnali non sono molto incoraggianti. Regno Unito e Francia hanno intrapreso una lotta più dura contro la pirateria rinnovando il proprio impianto legislativo. C’è una battaglia enorme da combattere ma è evidente che sia cresciuta da parte dei singoli Governi la consapevolezza che sia necessario dare una risposta importante anche attraverso l’adozione di nuove norme a tutela delle opere creative. Sono sotto gli occhi di tutti le grandi potenzialità del business digitale, non va oscurato dall’illegalità, per questo occorre agire in modo veloce e determinato”.

Pirateria: a rischio 1,2 mln posti
Contraffazione nel 2008 ha bruciato 9,9 mld euro in Europa
Pirateria: a rischio 1,2 mln posti (ANSA) – 27 APR – Oltre 1 milione di posti di lavoro e 240 miliardi di euro: li perdera’ nei prossimi 5 anni l’industria creativa europea a causa della pirateria. L’allarme per cinema, musica e tv lo ha lanciato la societa’ di consulenza Tera Consultants nel corso delle Giornate mondiali sulle proprieta’ intellettuali. Scambiare musica online, copiare cd o scaricare illegalmente film ha contribuito, nel 2008, a bruciare in Europa 9,9 miliardi di euro di mancati ricavi e a fare scomparire 186 mila posti di lavoro.

Studio Indipendente Europeo conferma gravi dannni causati dalla pirateria digitale all’occupazione nei settori creativi
AFI, FIMI e PMI, e le maggiori organizzazioni sindacali italiane del settore,SLC CGIL – SAI Sindacato attori italiano, FISTEL CISL, UIL – Unione Italiana Lavoratori della comunicazione – hanno espresso forti preoccupazioni per le risultanze dello studio
La società indipendente TERA Consultants ha annunciato oggi uno studio economico che mostra il risvolto drammatico della pirateria digitale sull’economia del lavoro in Europa. Nel 2008, le industrie creative dell’Unione Europea, cinema, musica, televisione e software, hanno offerto un contributo pari al 6,9% o a circa 860 miliardi di euro al totale del PIL europeo, con una quota del 6,5% dell’occupazione totale dell’UE, pari a circa 14 milioni di lavoratori.
Nel 2008, a causa della pirateria (e principalmente della pirateria digitale) le industrie creative dell’Unione Europea che hanno maggiormente subito l’impatto delle attività illecite (cinema, serie televisive, produzione musicale e software) hanno registrato perdite pari a 10 miliardi di euro ed un totale di 185.000 posti di lavoro in meno. Solo in Italia i danni sono stati di 1,4 miliardi di euro con 22.400 posti di lavoro perduti.
Sulla base delle attuali proiezioni e in assenza di cambiamenti significativi nella politica del settore,le industrie creative dell’Unione Europea potrebbero subire entro il 2015 perdite pari a 240 miliardi di euro e 1,2 milioni di posti di lavoro in meno. Lo studio TERA delinea due scenari sui possibili costi causati, fra oggi e il 2015, dal fenomeno della pirateria, basandosi in entrambi i casi sulle previsioni sul traffico Internet di Cisco System ed ipotizzando che non venga presa alcuna misura per arginare la pirateria. Nel primo scenario, si ipotizza che la pirateria digitale cresca proporzionalmente al traffico di condivisione dei file (file-sharing), offrendo così uno scenario e una stima conservativa delle perdite. Dal 2008 al 2015, si prevede che il traffico di condivisione dei file in Europa cresca ad un tasso annuale di oltre il 18%.
Se le perdite derivanti dalla pirateria digitale dovessero crescere a questo ritmo, il settore registrerebbe nel 2015 perdite nei settori di produzione musicale, film, serie TV e software per circa 32 miliardi di euro. In assenza di cambiamenti significativi nelle politiche governative, e considerata la crescita delle perdite legate alla pirateria su base annua,si prevede che i posti di lavori perduti annualmente sia definitiva, con una conseguente scomparsa incrementale di posti di lavoro nel settore. Di conseguenza la perdita di posti di lavoro nella UE sarebbe di circa 610 mila unità entro il 2015, rispetto a una perdita di poco più di 185 mila nel 2008. Nel secondo scenario, si ipotizza che la crescita della pirateria digitale segua invece i trend globali di traffico IP dei clienti in Europa (ad es., comunicazioni effettuate via Protocollo Internet). Questo scenario tiene conto sia dell’attività di streaming online, sia del file-sharing, offrendo così un’idea dell’impatto massimo della pirateria digitale. Dal 2008 al 2015, si prevede che il traffico dei consumatori IP cresca ad un tasso superiore al 24%. Qualora la crescita della pirateria digitale in Europa dovesse allinearsi su questo dato, il settore registrerebbe nel 2015 perdite nei settori di della produzione musicale, film, serie TV e software per circa 56 miliardi di euro, rispetto ai circa 10 miliardi di euro del 2008.
In assenza di cambiamenti significativi nelle politiche governative, e considerata la crescita delle perdite legate alla pirateria su base annua, si prevede che i posti di lavori perduti annualmente divenga definitiva, con una conseguente scomparsa incrementale di posti di lavoro nel settore. Di conseguenza la perdita di posti di lavoro nella UE sarebbe di circa un 1,2 milioni di unità entro il 2015, rispetto a una perdita di poco più di 185 mila nel 2008. Le associazioni degli industriali del settore musicale aderenti a Confindustria, AFI, FIMI e PMI, e le maggiori organizzazioni sindacali italiane del settore,SLC CGIL – SAI Sindacato attori italiano, FISTEL CISL, UIL – Unione Italiana Lavoratori della comunicazione hanno espresso forte preoccupazione per le risultanze dello studio che verrà presentato prossimamente alle istituzioni italiane richiedendo un forte intervento di contrasto da un fenomeno che rischia di distruggere il settore creativo.

Oggi a Roma il Seminario Bordoni sul tema “Distribuzione di contenuti digitali in rete e modelli di business cross-mediali”

La Fondazione Ugo Bordoni organizza il Seminario Bordoni sul tema “Distribuzione di contenuti digitali in rete e modelli di business cross-mediali” oggi giovedì 6 maggio 2010, alle ore 10,30 presso il Centro Congressi Palazzo Rospigliosi, Sala delle Statue, in Via XXIV Maggio 43, Roma.
L’affermazione di Internet come piattaforma di distribuzione di contenuti audiovisivi porta a piena maturazione la rivoluzione digitale avviata negli anni Ottanta con l’apparizione dei CD prima e dei DVD poi. La replicabilità dei contenuti digitali a costi irrisori ha favorito lo sviluppo di un massiccio fenomeno planetario di duplicazione e scambio di file audiovisivi attraverso le reti peer-to-peer. A questo scenario di illegalità diffusa l’industria dei contenuti ha reagito, da una parte sviluppando misure di protezione basate su robuste tecnologie di crittazione proprietarie e associate a un approccio rigidamente “walled garden”, dall’altra parte caldeggiando interventi legislativi e amministrativi volti a sanzionare severamente i comportamenti illegali.
Fermo restando che la giusta rimunerazione di editori e autori di contenuti digitali è essenziale per l’immissione di contenuti di qualità sul mercato e per la sostenibilità della filiera dell’audio-visivo, emerge la necessità di individuare opportuni modelli di business win-win per i produttori di contenuti, per gli aggregatori e i diffusori di contenuti, oltre che per gli utenti. Caratteristica fondamentale di tali modelli dovrebbe essere un’innovativa aderenza alla natura digitale del media e la disponibilità di contenuti, indipendentemente dalla piattaforma tecnologica dell’utente. Si creerebbe così per gli aggregatori/distributori di contenuti una competizione sostanzialmente basata sull’appetibilità del loro palinsesto e del loro catalogo titoli, con evidenti benefici per l’utenza.
L’innovazione dei meccanismi di tutela ereditati dal mondo analogico si rende necessaria anche per affrontare la cross-medialità, ossia la possibilità di diffondere uno stesso contenuto, attraverso una pluralità di piattaforme: ha ancora senso rilasciare i diritti con riferimento esclusivo a determinate piattaforme di diffusione? Qual è il “giusto prezzo” per ciascuna piattaforma di diffusione, anche in considerazione dell’audience misurabile, della qualità e della user experience associate allo specifico canale di distribuzione?
Su queste tematiche forniranno nella sessione mattutina del Seminario un’ampia panoramica Francesco Casetti, docente dell’Università Cattolica di Milano, Leonardo Chiariglione, presidente del gruppo internazionale MPEG e di Cedeo.net e Fabio Macaluso, giurista dello Studio Valli & Associati. Nel pomeriggio interverranno esperti indipendenti ed esponenti di istituzioni e industrie interessate alla distribuzione di contenuti digitali in rete, per dipanare una molteplicità di questioni correlate, sul piano tecnico, normativo, giuridico e sociale.

Agenda

Ore 10,30

Apertura:
* Enrico Manca, Fondazione Ugo Bordoni

Intervento di:
* Mario Frullone, Fondazione Ugo Bordoni

Relazioni:
* Francesco Casetti, Università Cattolica
* Leonardo Chiariglione, Cedeo.net –Comitato Scientifico FUB
* Fabio Macaluso, Studio Valli & Associati

Dibattito

Ore 13.30
Buffet

Ore 14.30
Tavola Rotonda “Modelli di Business multi- piattaforma di contenuti digitali”

Introduce e modera:
* Ruben Razzante, Università Cattolica e CdA FUB

Partecipano:

* Roberto Azzano, ANFoV
* Massimiliano de Carolis, Vodafone
* Daniela De Pasquale, Studio la Scala & Associati
* Stefania Ercolani, Siae
* Lisa Di Feliciantonio, Fastweb
* Roberto Forte, 3 Italia
* Gianluca Stazio, RaiNet
* Riccardo Logozzo, Wind
* Enzo Mazza, Fimi
* Angelo Pettazzi, Mediaset

Conclusioni:
* Giuseppe Richeri, Università di Lugano – Comitato Scientifico FUB

Per registrarsi:
seminaribordoni@fub.it

Il Presidente Napolitano ha emanato il decreto-legge in materia di spettacolo e attività culturali, contenente le disposizioni sulla nuova IMAIE

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha emanato venerdì scorso il decreto legge recante “Disposizioni urgenti in materia di spettacolo e di attività culturali” nel testo definitivo trasmesso giovedì scorso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che riflette significativamente osservazioni segnalate al Ministro per i Beni e le Attività culturali.
Il Capo dello Stato ha inoltre preso atto della conferma da parte dello stesso Ministro dell’intendimento di incontrare nei prossimi giorni le rappresentanze sindacali e di tener conto, nel corso dell’iter di conversione, delle proposte dei gruppi parlamentari e degli apporti collaborativi che potranno pervenire dal mondo della cultura e dello spettacolo.
Il Decreto Legge 30 aprile 2010, n. 64, intitolato “Disposizioni urgenti in materia di spettacolo e attivita’ culturali” è stato pubblicato nella G.U. n. 100 del 30 aprile 2010, e contiene, all’art. 7, le disposizioni sull’Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori al fine di assicurare la realizzazione degli obiettivi di cui alla legge 5 febbraio 1992, n. 93, e garantire il mantenimento degli attuali livelli occupazionali dell’Istituto.

La SIAE e l’Inno di Mameli

Nei giorni scorsi, in merito alla notizia diffusa dalla stampa di presunte richieste da parte di SIAE di pagamento di diritti d’autore per l’inno nazionale italiano, la società ha rilasciato la seguente dichiarazione che riportiamo integralmente:
“Il clamore suscitato dal recente episodio concernente i diritti di noleggio delle partiture musicali del nostro inno nazionale è fondato sul nulla e frutto di una generale disinformazione che è necessario correggere.
Le esecuzioni e le rappresentazioni dell’inno nazionale sono, e restano, non soggette al diritto d’autore, in ragione della caduta in “pubblico dominio” dei diritti, essendo decorsi più di 70 anni dalla morte degli autori. Conseguentemente la SIAE non procede ad incassi relativamente alle manifestazioni in cui l’inno viene eseguito.
La questione recentemente dibattuta sui mezzi di comunicazione concerne invece il diritto di noleggio delle partiture musicali, diritto che spetta alle case editrici della c.d. “musica a stampa”, per ciò che attiene all’utilizzo degli spartiti da parte degli orchestrali. Questi diritti sono riconosciuti in tutta Europa e confermati dalla Direttiva europea 2001/29/CE (art. 5). Nel caso in questione, titolare dei diritti di noleggio è la casa editrice Sonzogno, che ha affidato alla SIAE l’incarico, meramente esecutivo, di incassare le somme ad essa spettanti, in forza di appositi accordi contrattuali.
Gli equivoci insorti e strumentalmente utilizzati mediaticamente per attacchi alla SIAE, istituzione che da più di un secolo è preposta alla promozione della cultura in Italia attraverso la tutela economica dei soggetti, autori ed editori, che la producono, spingono la Società a rinunciare nei confronti della casa editrice Sonzogno all’incarico di riscuotere i predetti diritti di noleggio, assumendosene la relativa responsabilità.
Ciò a tutela dell’immagine della Società ma anche allo scopo di richiamare ancora una volta l’attenzione dei cittadini e dei mezzi di comunicazione sulla reale portata, e sul valore, dei diritti d’Autore, diritti che, in generale, riguardano innanzitutto la persona, nella sua creatività intellettuale e quindi la Comunità tutta, nella sua crescita civile, culturale ed economica”.