Addio a Dino Sarti, il cantore di Bologna

Dopo una lunga malattia Dino Sarti è deceduto a Bentivoglio, in provincia di Bologna, a seguto di una grave malattia.
Lo ha reso noto Corrado Castellari, autore delle musiche di tutti i successi dell’artista. Nato il 20 novembre del 1936, Sarti aveva legato la propria fama soprattutto a brani come Piazza Maggiore 14 agosto, Viale Ceccarini Riccione, Spometi, Tango imbezell e all’inno rossoblu Bologna campione.
Sarti inizia a esibirsi nelle balere della sua città, nella metà degli anni Cinquanta, mentre lavora come tornitore meccanico in una fabbrica. Il debutto ufficiale è nel 1956, alla Festa dell’Unità di Bologna, con un classico della canzone francese, Donna. Scritturato da un locale di San Lazzaro di Savena, mette insieme un repertorio composto da canzoni americane e francesi. Poi, partecipa a un concorso radiofonico per voci nuove, lascia la fabbrica e si unisce al gruppo dei Casamatta, e debutta al Palace Hotel di St.Moritz.
Risale al 1957 l’incontro con Pino Calvi, che l’anno dopogli fa incidere un 45 giri: Bernardine/Giorgio del Lago Maggiore. Sono i tempi in cui viene bocciato ad un provino per la Rai, perché il suo stile da cantante di night club non viene apprezzato. Debutta, invece, in tv a Radio Monte Ceneri, sempre in Svizzera. Poi, lo scopre la televisione italiana, e si esibisce in un programma condotto da Mike Bongiorno. Intanto, continua con le sue serate nei night e nei locali da ballo, e comincia a frequentare anche un gruppo di jazzisti. Per piasair lasa ster la mi dona (Per piacere lascia stare la mia donna) è la sua prima canzone in bolognese.
Sarti incide poi, in bolognese, canzoni di Brel, ma anche di Becaud e Aznavour. E’ del 1970 il suo primo album, “Bologna invece!”, una decina di brani suoi (Tango imbezel, cioè Tango imbecille), traduzioni dal francese in bolognese (Jef di Brel, che diventa Dein amigh, e Natalie di Becaud) e vecchie canzoni popolari bolognesi. Il disco vende 100 mila copie: un evento, per un album di canzoni in dialetto.
Nel 1971 esce Bologna tra un treno e ql’elter, nel 1973 debutta in cabaret esibendosi per tre mesi al Derby di Milano e nello stesso anno pubblica il secondo album, che contiene Sponeti, una delle sue canzoni più famose. Nel 1974 escono l’album Piazza Maggiore 14 agosto e il singolo Viale Ceccarini Riccione, nel 1975 è nei negozi Bologna e invece tre, che ottiene il premio della critica.
Chiamato dall’allora sindaco di Bologna Renato Zangheri per cantare, nel giorno di Ferragosto, per i bolognesi rimasti in città, Sarti si esibisce davanti a 40 mila persone, e per qualche anno l’appuntamento in piazza Maggiore diventa una tradizione. Nel 1976 esce Dino Sarti, con alcune poesie di Tonino Guerra musicate e tradotte in bolognese, oltre a “I vie” (versione bolognese di Les vieux di Brel). L’anno successivo incide Bologna campione, inno della squadra di calcio rossoblu, nel 1979 I love you cucombra (Ti amo cocomero).
Apprezzato anche come scrittore, Sarti dà alle stampe libri come ‘Vengo dal night’, ‘Night and day’, ‘O si è bolognesi o si sa l’inglese’, ‘Quanto zucchero?’. Partecipa anche al film-tv di Carlo Lizzani ‘Fontamara’ (1980) e ai film ‘Vai alla grande’ di Samperi (1983) e ‘Dichiarazioni d’amore’ di Pupi Avati (’94).
Negli anni Ottanta e Novanta la sua attività discografica rallenta: escono solo l’album ‘Spometi’ (1982), la raccolta ‘Sentimental Bertoldo’ (1994) e un recente ‘Disco platinum’ con i successi di sempre e alcuni inediti. Con lui scompare uno dei più popolari cantanti in dialetto bolognese, assieme ad Andrea Mingardi.
Sarti è stato a lungo associato all’UNCLA, che esprime il proprio profondo cordoglio alla famiglia del cantautore.