Le radio nazionali non pagano i diritti e boicottano la nuova musica. Le vittime: il pubblico, gli artisti e l’industria

È questo il primo dato incontrovertibile uscito dalla conferenza stampa organizzata da SCF Consorzio Fonografici e dall’industria discografica italiana presente ai massimi livelli, lunedì 24 maggio a Milano, dopo le polemiche accese nei giorni scorsi da un gruppo di network radiofonici nazionali aderenti a RNA in merito all’annosa trattativa sui diritti legati all’uso delle registrazioni discografiche.
Saverio Lupica, Presidente di SCF, ha ricordato le tappe salienti della trattativa che si è trascinata dal 2006 (anno di scadenza del vecchio accordo) fino alla rottura del dicembre 2008, quando il consorzio si è trovato costretto ad agire in giudizio nei confronti di dieci network nazionali che si rifiutavano di adeguare i compensi dovuti agli artisti e ai produttori per l’utilizzo di musica nella loro programmazione.
“Teniamo a chiarire che in fase di rinnovo dell’accordo con le radio nazionali, il nostro approccio è sempre stato di estrema disponibilità, presentando soluzioni finalizzate a ridefinire il compenso anche attraverso un percorso graduale di aggiornamento. L’atteggiamento dei network è stato, per contro, di ferma chiusura. Ciò che richiediamo oggi è un ragionevole adeguamento dei compensi alle medie europee, in linea con l’esigenza dell’industria di far fronte ai cospicui investimenti nella ricerca e sviluppo di nuovi talenti e nella produzione”, ha sottolineato Lupica.
Nei principali paesi europei i diritti riconosciuti dalle radio, calcolati sui ricavi lordi, variano da circa il 2% della Spagna, ad oltre il 4% di Francia e Gran Bretagna, fino al 5,6% della Germania. Perfino in Grecia, con oltre il 2%, le radio pagano una quota doppia rispetto all’1% riconosciuto dai dieci network italiani fino al 2006. Questo nonostante l’utilizzo di musica nei palinsesti radiofonici italiani sia notoriamente intensivo, ben oltre il 50%, pari a 12/15 ore al giorno.
Tutto il comparto discografico italiano si è schierato a sostegno della posizione di SCF mettendo in prima linea non solo le principali associazioni del settore, FIMI e PMI, ma anche i Presidenti delle più importanti aziende musicali italiane, tutti a ribadire con forza quanto questa vicenda sia stata strumentalizzata quando ciò che è stato chiesto al mondo radiofonico italiano è un semplice adeguamento delle tariffe in linea con la media europea.
“Affermare che SCF sia al soldo delle multinazionali è semplicemente ridicolo ha ricordato Enzo Mazza – Presidente di Fimi-Confindustria, Federazione Industria Musicale Italiana – dato che si tratta di una istituzione che rappresenta gli interessi di oltre 300 aziende sia italiane sia multinazionali registrate ed operanti in Italia, riconosciuta per altro anche dalla Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nonché dalla giurisprudenza con numerose sentenze in sede civile e penale”.
Mario Limongelli, Presidente di PMI – Produttori Musicali Indipendenti – aderente a Confindustria Cultura Italia, si è detto “sconcertato dal comportamento aggressivo dei dieci network che hanno minacciato di sospendere la messa in onda delle novità discografiche in promozione in assenza di una esplicita liberatoria che li esoneri dal pagamento dei diritti a SCF. Un atteggiamento inaccettabile – ha sottolineato Limongelli – che ci auguriamo venga ritrattato al più presto: è impensabile questa azione intimidatoria dei network nei confronti delle aziende”.
Alessandro Massara, Presidente di Universal Music Italia, ha evidenziato “come nella foga polemica degli ultimi giorni qualche responsabile dei network si sia lasciato andare (anche in sede politica) ad affermazioni secondo cui le radio sarebbero i veri paladini della musica italiana, che grazie al loro contributo avrebbero sostenuto e promosso gli artisti locali in ossequio ai principi di tutela della diversità culturale. Sono dichiarazioni prive di alcun fondamento – ha spiegato Massara – infatti, senza il bisogno di richiamare i vincoli della Loi Musique francese, è sufficiente analizzare con cura i palinsesti di questi 10 network per vedere che la musica italiana occupa percentuali ben al di sotto del 50%, con punte anche di meno del 20%. Altro che promozione e sostegno!”
Ha dichiarato Marco Alboni, Presidente di Emi Music Italy: “noi ci siamo sentiti aggrediti mentre eravamo e siamo protesi a difendere un diritto nostro e dei nostri artisti ad essere giustamente compensati: le nostre novità, i nostri progetti sono stati esclusi improvvisamente e immotivatamente dalla programmazione delle radio nazionali. C’è una confusione dei piani fra diritti e programmazione da parte delle radio nazionali, su cui mi auguro le radio vogliano riflettere per comprendere. L’introduzione da parte loro di un elemento di novità importante ci coglie invece interessati: la disponibilità a sviluppare i giovani. Questo sarebbe un fatto di rilevanza culturale importante per tutti su cui costruire un dialogo che ci auguriamo positivo poiché la nostra missione imprenditoriale è di sviluppare il talento e gli artisti italiani.”
“L’industria discografica deve tutelare i propri diritti e vedere riconosciuta la quota più corretta e realistica per la diffusione di musica attraverso i network radiofonici”, ha dichiarato Massimo Giuliano, Presidente di Warner Music Italia. “Non si può confondere una presunta promozione con un contributo economico legittimo ed importantissimo per le sorti del mondo discografico ed artistico. Non trasmettere in radio novità discografiche come stanno facendo in questi giorni alcuni network non risolve il problema e contribuisce a creare un’ulteriore situazione di tensione e disagio tra le parti”.
“Il tema dei diritti connessi – ha dichiarato Andrea Rosi, Presidente di Sony Music Italia – è fondamentale per la nostra industria in uno scenario dove la tecnologia ha cambiato radicalmente il modo di fruizione della musica. Anche le radio devono adeguarsi a questa nuova situazione di mercato e capire che il loro ruolo non è più solamente di partner promozionale ma anche di piattaforma di utilizzo dei nostri contenuti.”
Filippo Sugar, Presidente della Federazione Editori Musicali e del Gruppo Sugar, ha voluto sottolineare come le nuove condizioni del mercato digitale impongono all’industria un’attenzione sempre più rigorosa alla valorizzazione dei diritti in tutti i campi in cui la musica è il principale fattore che attira pubblico e che genera ricavi. “Il fatturato aggregato delle dieci radio nazionali con cui ci stiamo confrontando – ha detto Sugar – è superiore di quasi il 50% al fatturato globale della industria discografica italiana (dati 2009). Non si tratta quindi, come pretende qualche furbacchione, di sfruttare i più deboli per turare le falle derivanti dalle vendite dei dischi, ma di allinearsi ai mercati evoluti dove chi fa business con la musica paga i diritti a un livello adeguato”.
In conclusione Saverio Lupica ha ribadito che SCF è sempre pronta a tornare al tavolo della trattativa ma a condizione che gli interlocutori accettino il principio dell’adeguamento del compenso ai livelli di mercato.
Di seguito l’elenco dei network radiofonici che hanno dato vita all’embargo delle ultime novità discografiche:
Radio RTL 102.5, Radio 105, RDS, Radio Monte Carlo, Virgin Radio, Radio DeeJay, Radio Capital, M2O, Radio 101, Radio Italia.